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José Luis: oltre il dolore, al servizio nell’emergenza

 
26 Maggio 2020   |   Ecuador, Coronavirus, Pills of Hope
 

Condividiamo una #PillsOfHope speciale, che ci è arrivata dall’Ecuador. È la testimonianza di José Luis Patiño, ingegnere elettronico di Santiago di Guayaquil. Una storia che parla di servizio e di umanità, di impegno civile, di cura e amore familiare, di tanta fede. Una storia che dà speranza, pur in mezzo al dramma.

Quarto Paese dell’America del Sud per il numero dei contagi da Covid-19 – dopo Brasile, Perù e Cile – l’Ecuador registra ad oggi ufficialmente 37.355 positivi, con 3.203 vittime. Ma secondo fonti locali si tratta di cifre al ribasso. Il Comitato permanente per la difesa dei diritti umani della città di Guayaquil ha chiesto al governo di dichiarare la crisi “umanitaria” e non solo “sanitaria” nella città, dove i morti sono abbandonati per le strade. Questo è il contesto in cui lavora José Luis, ingegnere di Guayaquil, sull’Oceano Pacifico che, con i suoi 3.700.000 abitanti, è la città più grande e popolata del paese.

«Sono José Luis Patiño, e vivo nella comunità di Guayaquil, sono un ingegnere elettrico e dirigo una squadra composta da 8 elettricisti e un ingegnere della manutenzione. In questo periodo, il nostro lavoro di tutti i giorni, per le ventiquattro ore, è la manutenzione elettrica dell’ospedale più grande di Guayaquil, “Los Ceibos”» ci scrive José Luis.

«Oltre a mantenere al 100% operativi tutti gli apparati fondamentali, ci hanno chiesto di lavorare al montaggio di tende per aumentare la capacità di accoglienza dei pazienti, e anche al montaggio di container-frigorifero per la conservazione dei cadaveri. Svolgiamo tutte queste attività in un contesto altamente contagioso. È stata un’esperienza molto forte per me e per tutta l’équipe! Da parte mia, ho cercato di incoraggiare i miei dipendenti e, soprattutto, di proteggerli con tutto l’equipaggiamento sanitario necessario».

Mentre viveva questa situazione lavorativa molto stressante, José Luis vive anche un dramma familiare: «Nel frattempo, nei primi giorni della pandemia, mio padre, che era già ammalato da qualche settimana, ha avuto una gastroenterite che ha peggiorato la sua situazione con l’avanzare dei giorni. Non riuscivo a trovare un medico disposto a curarlo adeguatamente. Tutti mettevano come condizione che facesse il tampone, per verificare che non fosse affetto da Covid-19. La cosa era impossibile, perché non avevamo la possibilità di raggiungere un centro della salute dove avremmo dovuto aspettare tante ore per il test».

Nel frattanto, suo padre si aggrava. «Con i miei fratelli abbiamo deciso di trasferirlo all’ospedale in cui lavoro, “Los Ceibos”. Grazie ai contatti che avevo con qualche medico e il personale infermieristico, siamo riusciti a farlo passare al pronto soccorso, che era abilitato soltanto per malati di Covid. Prima di lasciare casa abbiamo ottenuto che un sacerdote gli impartisse il sacramento dell’unzione degli infermi. Mentre ero in ambulanza con lui, mi ha confidato che capiva perfettamente ciò che stava succedendo, e che non mi dovevo preoccupare, perché lui stava bene ed era in pace con Dio».

José Luis affida il padre al suo amico medico del pronto soccorso. «Dopo tre giorni, il Sabato Santo, è partito per il cielo. Io ho provato tutto il dolore di non averlo potuto accompagnare fisicamente da vicino. Tuttavia, saperlo in ospedale, mi sembrava già un segno dell’amore di Dio. Ho vissuto la Domenica di Resurrezione con la certezza che il papà viveva in Gesù Risorto. Così, sono andato a riprenderlo all’obitorio e ho avuto la grazia di vedere in ogni cosa la mano e l’infinito amore di Dio: perché anche se tutto il sistema stava crollando, io ho potuto fare ogni cosa necessaria tranquillamente. Quello stesso pomeriggio, l’ho seppellito, da solo, perché non poteva entrare nessun altro al cimitero. È stato un giorno indimenticabile, in cui ho sperimentato forte, nella mia anima, che Dio ci ama immensamente.  E questa realtà, mi spinge ancora di più a mettermi al servizio in questa emergenza, credendo che con Dio vinceremo».


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