United World Project

Workshop

Vuoi unire il mondo? Inizia a cantare!

 
22 Gennaio 2020   |   Italia, Musica, United World Project
 
Di Conleth Burns

Conleth Burns, giovane nord irlandese e collaboratore del United World Project nel nostro ufficio di Roma, racconta la sua esperienza nel coro della “Mariapoli romana”.

Non mi sono mai unito al coro della mia scuola. Pensavo di non essere abbastanza bravo e che sarebbe stata una cosa “impopolare” (e quindi poco saggia) per un adolescente del mio istituto. Ho adorato ascoltare i miei amici che vi cantavano e spesso mi sono anche pentito di non averli seguiti. Soprattutto quando riuscivano ad ammutolire la chiesa con inni celesti, a Pasqua e Natale, o interpretavano “The Cave” di Mumford & Sons  in un modo nuovo e interessante.

Quando entrai nel piccolo coro della chiesa locale, alcuni anni dopo, il nostro maestro, una vigilia di Natale, mi chiese di cantare in duetto “O Holy Night”. Sarebbe stato meglio, 7 anni prima, aver fatto una scelta diversa e che mi fossi unito al coro della scuola! La mia interpretazione gracchiante, non aveva nulla a che fare con l’angelica “O Holy Night” cantata dal coro della scuola. Tuttavia, diede ai miei fratelli qualcosa di cui ridere per diverso tempo!

Quattro mesi fa, sono arrivato a Roma per lavorare per lo United World Project. Non capivo ne parlavo italiano. Quando, un giorno, Dori, il direttore del coro “Mariapoli romana” ha proposto ad alcune giovani voci del nostro team di unirsi a loro. La mia reticenza a far parte di un coro è tornata di nuovo. La richiesta non mi riguardava: non riuscivo a mettere insieme una frase in italiano, per non parlare di raggiungere l’armonia in una lingua che non era la mia! Dori ha perseverato e 2 mesi fa ho ceduto, e mi sono unito al coro. Così, sono diventato uno dei 37 milioni di europei che cantano in cori, secondo la European Choral Association.

Sono grato per la tenacia di Dori. Nei miei primi due mesi qui, non sono riuscito ad “arrotolare” le mie “R”, confondevo sempre le “A” con le “E”, mi bloccavo a metà frase come un CD graffiato a metà canzone. Il mio italiano è ancora lungi dall’essere perfetto, a volte dubito che lo sarà mai, ma il coro mi ha aiutato. Se, da una parte, imparo la grammatica con Encar  e a parlare, leggere e scrivere con Carla, il coro è la mia terza lezione di italiano della settimana, dove prendo confidenza con la lingua e tutti i miei compagni diventano insegnanti.

Recentemente ho letto un articolo su una ricerca dell’Università di Oxford. Secondo Jacques Launay, Postdoctoral Research in Experimental Psychology, far parte di un coro migliora il nostro senso di benessere, migliora la respirazione, la postura e la tensione muscolare e rilascia la stessa endorfina (β-endorfina) come dopo un’intensa sessione di ginnastica.

Mi sembra che entrare in un coro sia come uno sportello unico per pubblicare tutti i propositi per il nuovo anno.

Ogni giorno al quartier generale del progetto United World, esploriamo progetti che possono unire comunità di ogni forma e dimensione. Lavoriamo per collegare le persone, le comunità tra loro e usare questa connessione per alimentare un mondo unito; il nostro obiettivo finale e audace. La ricerca di Launay conclude che i cori non aiutano soltanto a stringere legami sociali, ma lo fanno “rapidamente”. Aggiunge che il coro è uno strumento capace di rafforzare i legami sociali tra le persone. Insomma, per uno come me, che lavora quotidianamente per costruire e valorizzare questi legami, qui, nel quartier generale del United World Project, l’assonanza è chiara: far parte di un coro, significa contribuire a costruire un pezzo di mondo unito.

Considero quelle pratiche del coro del martedì sera come qualcosa di più della mia lezione di italiano, della sessione di ginnastica e del momento di potenziamento delle endorfine. Un mondo che canta di più insieme sarà più unito. Significa che il nostro lavoro come United World Project deve essere quello di ispirare il mondo a cantare di più.

Anche tu fai parte di un coro? Raccontaci la tua esperienza scrivendo a: conleth.burns@unitedworldproject.org.


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