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Recensione di Chief of War: dialogo, potere e politica nella storia delle Hawaii

 
12 Settembre 2025   |   , Film,
 
Jason Momoa and Luciane Buchanan in Chief of War, now streaming on Apple TV+
Jason Momoa and Luciane Buchanan in Chief of War, now streaming on Apple TV+

Chief of War, di Apple Tv+, una serie storica ma anche epica ed avventurosa. Con una connotazione spazio-temporale molto precisa ma anche attuale. Una serie letterale ma metaforica: rapporti di potere in generale, politici tra popoli ed esseri umani.

C’è il tema della pace e c’è quello della guerra, in Chief Of War. C’è il tema del dialogo e c’è quello delle armi, nella poderosa serie su AppleTv+ in nove episodi rilasciati settimanalmente, l’ultimo il 21 settembre prossimo.

C’è lo splendore visivo di un paesaggio incontaminato, del tutto naturale, non piegato (ancora per poco) agli interessi commerciali del mondo moderno. Anche se questo, l’occidente conquistatore, carico di polvere da sparo e avido di risorse, di materie e di denaro, bussa contro il primo prepotentemente, con ferocia.

La storia delle Hawaii

Una ferocia trattenuta, incombente, fino a un certo punto: fino a quando le navi dei visi pallidi puntano i loro cannoni su una spiaggia bianca, contro corpi inermi, increduli, d’improvviso trafitti delle abitanti e degli abitanti di una baia delle isole Hawaii, alla cui storia di tribù ed unificazione (complessa e non priva di violenza), la serie si dedica con attenzione.

Lo fa partendo dall’uso della lingua allora parlata dai diversi clan, passando per una cura ammirabile dei costumi e degli ambienti domestici, di tutti gli spazi in cui le comunità dell’arcipelago vivono il loro quotidiano. Lo fa descrivendo con interessanti dettagli le attività che portano avanti, dalla pesca alla coltivazione, dalle tradizioni ai riti. Memorabile l’inizio del racconto con la cattura di un enorme squalo.

Jason Hood, Charlie Brumbly and Benjamin Hoetjes in Chief of War, now streaming on Apple TV+
Jason Hood, Charlie Brumbly and Benjamin Hoetjes in Chief of War, now streaming on Apple TV+

La politica in Chief of War

Ci sono re, consiglieri e guerrieri. Ci sono schieramenti e posizioni ideologiche diverse. Ci sono, tra le righe, la democrazia e la dittatura. C’è l’amore per il popolo, il desiderio che questi non viva nella paura, ma nell’armonia, nella prosperità e nella pace.

C’è l’idolatria di sé stessi, in Chief of War, il culto di sé e della propria linea di sangue da irrorare in ogni spazio delle isole. C’è la sete di conquista fine a sé stessa, con la complicità, vissuta tutta interiormente, invocata e impugnata, degli dei.

In una parola, dentro Chief of War, c’è la politica: complessa, gigantesca, ambiziosa, necessaria, stupenda e dolorosa. In equilibrio precario su un filo sottile che separa pace e guerra, morte e vita. Una politica sospesa nel dubbio che possa camminare nel silenzio delle armi, sconfiggendole, o debba necessariamente sporcarsi, degenerarsi, soccombere alla follia, alla brutalità, alla disumanità della guerra.

I quattro uomini di Chief Of War

Oltre a due interessanti, tutt’altro che passivi, personaggi femminili, ce ne sono quattro maschili principali. Il primo è Ka’iana, interpretato da Jason Momoa. È un personaggio inizialmente dal sapore mitologico, ma avanzando si fa sempre più moderno, mentale, oltreché (decisamente) fisico. È un guerriero, ma è anche un uomo che fugge dalla guerra. Non la ama, soprattutto quando la considera strumento del singolo per accrescere il potere personale.

Ka’iana (suo malgrado) ha conosciuto la civiltà occidentale, e quando torna sulla sua isola sa bene che il pericolo, per la prosperità e la pace, per il futuro stesso della sua gente, ormai proviene da due fronti: quello interno, degli altri regni, e quello esterno, di una cultura più potente per mezzi e strategie di conquista. Diversa nel modo di considerare gli spazi naturali donati da Dio.

Accanto a Ka’iana c’è Kamehameha: il Re che (nella vera Storia delle Hawaii) ha saputo unificare, alla fine del Settecento, i diversi regni delle Hawaii fino ad allora in conflitto tra loro. È il simbolo della pace, nella serie, colui che insieme a Ka’iana tiene a cuore il popolo, ma a differenza di quest’ultimo crede nella rinuncia alla violenza e nel dialogo come strumenti per crescere insieme.

Non che a Ka’iana questo non piaccia, ma nella sua visione ormai disincantata del mondo, segnata da esperienze vissute sia dentro che fuori da quel paradiso geografico, la possibilità di risolvere le delicate questioni senza l’uso delle armi, è piuttosto remota.

La serie, che vede negli altri due personaggi maschili, nei due leader antagonisti ai primi, l’incarnazione dell’egoismo (e per metafora di un regime totalitario in cui un singolo è padrone della comunità) tocca il tema politico come dilemma, come aperto, come dubbio, restituendone la stratificazione, la delicatezza, l’essere soggetto al terrore di dover patire il demone delle battaglie, della risoluzione dei conflitti col sangue.

Te Ao o Hinepehinga in Chief of War, now streaming on Apple TV+
Te Ao o Hinepehinga in Chief of War, now streaming on Apple TV+

Serie moderna ed attuale

La serie non idealizza le popolazioni autoctone. Non ne isola la purezza, ma ci parla di una violenza umana, di una lotta per il potere, presenti già in quelle culture prive di capitalismo e armi da fuoco, sebbene con una quantità di senso, al loro interno, superiore a quella di un’occidente il cui unico dio è l’accumulo di ricchezza materiale.

La serie è dunque solo parzialmente un inno all’armonia dei popoli antichi, come per esempio lo erano i film Balla coi Lupi o The New World, di Terrence Malick, sugli indiani d’America.

Chief of war, nel suo splendore visivo, nell’accortezza, nella cautela con cui inserisce l’azione delle battaglie e lo spargimento di sangue tra i numerosi dialoghi politici, tra le posizioni dei diversi personaggi sulle difficili scelte da compiere, è una serie moderna, che non semplifica i temi di cui si fa portatrice: la pace, la guerra, la politica. Ma osservandoli in questo modo li rispetta e ci dà modo di riflettere. Di capire le conseguenze di uno e dell’altro.

È una serie attuale perché ci consente (stando ai primi 7 episodi su 9 visti finora) di traslare i diversi personaggi e le diverse posizioni politiche nel mondo di oggi, non meno difficile e in pericolo di quello della serie. Chief of war può essere dunque un punto di partenza (non di arrivo) nella riflessione che United World Project inizia a compiere nel mese di settembre sui temi della politica e della cittadinanza attiva.


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