United World Project

Workshop

Abbiamo dato loro cibo, loro ci hanno dato speranza

 
15 Giugno 2016   |   , ,
 

I GMU hanno collaborato con i Rragazzi per l’Unità e con FoodBlessed (un’altra ONG) così da poter raggiungere un numero ancora più grande di persone bisognose. Stimiamo che siano state servite circa 100 persone.

Sabato 21 è stata fatto la spesa e cucinato presso il Local Gen Gemmayze. Domenica mattina i GMU si sono diretti verso il Jesuites Garden di Ashrafieh Beirut per incontrare la gente, lì hanno servito il pranzo e trascorso un po’ di tempo con le persone nel giardino pubblico.

Qui ci sono le esperienze di Michel, Lara e Toufic, membri dei GMU in Libano che sono rimasti toccati da questo evento.

Michel: Abbiamo organizzaio quell’evento in più di una settimana e ci siamo divisi i compiti in due giorni. Il primo giorno ci siamo incontrati tutti insieme e ognuno ha aiutato nella preparazione del cibo, dal pelare le carote a cuocere la pasta. Ognuno di noi si è alternato nei diversi compiti così che tutti avessimo l’opportunità di fare tutto con sforzi minimi, ma comunque il lavoro è stato lo stesso molto efficace e faticoso.
Dopo una giornata di preparazione eravamo pronti ad andare a visitare le persone “senza fissa dimora”, abbiamo preparato i tavoli, i bicchieri e i piatti per loro. Abbiamo servito loro ciò che gli piace e ciò che volevano. Sono stati molto contenti di vederci ed erano molto più desiderosi di parlare e aprire discussioni con noi che di mangiare. Abbiamo apprezzato il nostro tempo con loro. Abbiamo conversato con loro, abbiamo giocato ad alcuni giochi tradizionali e abbiamo ballato con la musica che abbiamo suonato e cantato.

Lara: Il weekend del 21-22 maggio è stato sorprendente per tanti motivi. La domenica c’è stato “Feed the Homeless” e il sabato ho avuto modo di vedere i gen che non vedev da molto tempo e di preparare il cibo con loro. È arrivata domenica e quando siamo arrivati al parco c’erano alcune persone già lì. Non sapevo come avrei dovuto approcciarmi alle persone “senza fissa dimora”. Non volevo ricordare questo giorno come un giorno in cui ho aiutato un senzatetto o dato da mangiare a un bambino affamato perché questo mi avrebbe fatto sentire bene con me stessa, che non era il mio obiettivo. Ho voluto condividere questo pasto con loro e conoscerli. Mi sono persino dimenticata di essere germofobica. Invece di dare loro il cibo come per adempiere ad un dovere, ho chiesto se potevo sedermi con loro e mangiare insieme.

Una volta che ho scelto di avere questo atteggiamento, ho cominciato una conversazione con loro. C’era un uomo che mi ha raccontato tutta la sua vita da bambino e la sua vita ora. Non mi ha detto che ha fame o sete, ma mi ha detto che era solo. Il momento clou della mia giornata è stata una conversazione che ho avuto con una delle donne. Dopo aver chiesto un po’ di musica e applaudito e ballato, è venuta da me alla fine per dirmi grazie. Mi ha detto che ogni settimana vengono molti gruppi per fornire cibo. Ha detto che ogni venerdì un gruppo di persone viene ad offrire cibo ed era loro grata. Tuttavia, il nostro gruppo aveva qualcosa da aggiungere. Ha detto che c’era qualcosa in noi che era magico, eppure reale. C’era qualcosa nel nostro gruppo che ha portato in lei gioia e le sue parole avevano perfettamente senso, perché quel qualcosa era l’Unità.

Toufic: Il giorno della preparazione mi è stato chiesto di fare le foto a tutti e non ho potuto non notare come ognuno stava lavorando con coerenza e con un atteggiamento positivo. Abbiamo anche chiesto alla nostra vicina di casa, una giovane signora che avevamo conosciuto solo qualche giorno prima, se voleva venire unirsi a noi per la cottura. Senza esitazione è venuta, si è sentita a suo agio e si è mescolata con tutti. Come nota personale, io ho aiutato a preparare i sughi per la pasta. L’ambiente in cui stavamo cucinando era molto tranquillo e riscaldava il cuore, avevani messo alcuni brani di chitarra che a volte sono stati coperti da qualche risata qua e là.

Il giorno seguente siamo andati insieme alla nostra posizione, un giardino pubblico a Beirut, ci siamo appostati e abbiamo iniziato a distribuire il cibo. È stato incredibile e le parole non possono davvero descrivere la felicità pura che abbiamo provato.

Un uomo anziano era così entusiasta che ha iniziato a cantare insieme a noi e mi ha fatto fare brutta figura perché sapeva i testi delle canzoni meglio di me. Inoltre, ho potuto vedere tutti i giovani che andavano da persone a caso e iniziavano una conversazione con loro, il che ha creato un ambiente tranquillo. Ma ciò che ha superato tutto è stata una signora che si sentiva così felice per la nostra presenza che non riusciva a smettere di ballare e invitava tutti a unirsi a lei.

È stato un momento di gioia in quello che ora chiamo “il giardino dell’Eden”, perché in quel momento in questo speciale giorno niente altro importava, solo che eravamo vivi, liberi e insieme come uno.


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