United World Project

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Accessibilità, oltre la rampa…

 
10 Dicembre 2021   |   Internazionale, Accessibilità, #daretocare
 
La grande trompette (1932-1933), obra de Julio Gonzales en bronce fundido (coleccion W. A. Bechder, Zollikon)

Alcune settimane fa, la mancanza di rampe d’accesso per persone con disabilità alla COP26 ha impedito la partecipazione della ministra di Israele alla convenzione sul clima a Glasgow, nel Regno Unito. Il tema dell’accessibilità è quindi tornato sotto i riflettori, facendoci domandare quanto il mondo sia sensibile o meno alle necessità delle persone con disabilità.

Un tema che diventa ancora più complesso quando si parla di accessibilità non solo fisica, ma anche scientifica, educativa e culturale. Per parlarne, questa volta abbiamo intervistato José Agustín Martínez, che lavora al Dipartimento Educativo dell’Instituto Valenciano de Arte Moderno (Spagna), dove cerca di rendere i contenuti culturali accessibili ad ogni tipo di pubblico.

Partendo da una considerazione generale, Martínez spiega che in ambito architettonico sono stati fatti dei passi avanti. Ciascun paese legifera in modo diverso, ma, in generale, ci si assicura ovunque che siano costruite rampe di accesso e spazi adattati a ricevere persone con disabilità. Per quanto riguarda l’inclusività nell’accesso ai contenuti culturali, come ad esempio i musei e le mostre, invece, siamo più indietro. “Se da una parte la società è sempre più aperta e sensibile alle varie forme di diversità e disabilità, dall’altra c’è ancora molto da fare”, afferma Martínez.

Proprio per questo le buone pratiche, come quelle realizzate all’Instituto Valenciano de Arte Moderno, sono non solo preziose, ma una vera e propria fonte di ispirazione. José Agustín racconta della mostra di sculture dell’artista Julio González, che è stata adattata per le persone cieche o ipovedenti. “Per questo progetto di accessibilità visiva, abbiamo selezionato una serie di pezzi con i quali abbiamo realizzato un percorso audiodescritto: una persona esperta descrive le sculture, mentre le persone cieche le toccano con dei guanti in nitrile, in modo da non danneggiare le opere d’arte, e si segue un percorso che permette loro di vedere attraverso le mani”. Il progetto non si ferma qui. Per il futuro hanno in programma di ricorrere alla tecnologia per permettere alle persone cieche, attraverso un’app, di seguire il percorso in maniera completamente autonoma.

En el IVAM de Valencia un visitante interactua con la obra de Julio Gonzalez Tete dite «Le tunnel» (1932-1933), obra original en hierro forjado y soldado (Tate Gallery, Londres)

Un’altra iniziativa è la visita in lingua dei segni organizzata una volta al mese per la comunità delle persone sorde o con disturbi dell’udito. “Le mostre sono sempre diverse, ogni domenica ne proponiamo una nuova – spiega Martínez – e il prossimo anno vogliamo andare un po’ più in là e realizzare piccoli workshop con le persone sorde, e magari riuscire a contattare un’associazione di giovani sordi con i quali vorremmo dar vita a un qualche tipo di progetto”.

Vogliamo continuare a sviluppare progetti che ci permettano di essere sempre più un museo accessibile e inclusivo. Vogliamo lavorare, insomma, per quel mondo unito che tutti desideriamo, in cui non ci siano differenze di trattamento, in cui ogni persona si senta rispettata nella propria dignità.” José Agustín Martínez

Per ognuno di questi progetti, il museo si appoggia a fondazioni e associazioni che lo assistono nella messa a punto dei percorsi. José Agustín ricorda le parole rivoltegli poco tempo fa da una persona cieca, la quale condivideva la gioia di poter accedere a un museo spiegando che, senza i percorsi speciali, godersi una visita sarebbe qualcosa di impensabile.

Il museo ha promosso anche dei laboratori per persone affette da poliomielite e da sindrome post-polio. E per persone con Alzheimer. Uno dei laboratori più recenti è stato realizzato la scorsa estate. “Abbiamo organizzato un laboratorio estivo per persone, per giovani, a rischio di esclusione sociale, provenienti da case-famiglia e residenze di qui, nel territorio di Valencia. È stato un laboratorio di danza contemporanea, in cui ognuno ha potuto esprimersi liberamente attraverso i gesti, attraverso il proprio corpo, e in cui inoltre sono stati affrontati temi importanti per i giovani, come le relazioni, i sentimenti, il bullismo, …”. Quando si parla di inclusione, infatti, non si parla di una questione soltanto fisica.

In conclusione, Martínez ricorda che le iniziative, gli spazi, i forum e i webinar che promuovono una maggiore consapevolezza e informazione sul tema dell’inclusione generano un enorme impatto. Sono strumenti che ci aiutano a diventare più sensibili.

Quest’anno, United World Project ha promosso una serie di incontri e conferenze per discutere di questa tematica. Puoi accedervi attraverso il nostro canale YouTube.

Visita a L’IVAM de la associació de polio i síndrome post-polio cv

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