United World Project

Workshop

“Pillole” di speranza: il contagio silenzioso #2

 
10 Aprile 2020   |   Internazionale, Coronavirus, Pills of Hope
 

Anche questa settimana, il team di United World Project si è sintonizzato per “ascoltare” meglio la “foresta che cresce”, fatta di tutte quelle iniziative solidali che continuano a generare un contagio globale di speranza, nel mezzo della pandemia.

Continua, nel mondo, l’epidemia da Covid19 con la drammatica conta dei malati, dei nuovi infettati e, purtroppo, anche dei morti. Mentre scriviamo: le persone contagiate sono oltre un milione e 600mila, i decessi quasi 97mila. È da qui, dalla partecipazione a tutto questo dolore che vogliamo partire, con il nostro cordoglio e la nostra vicinanza agli ammalati, alle loro famiglie e a quelle delle vittime.

Tuttavia, non vogliamo rendere il racconto della pandemia, un “film horror”, come ha scritto recentemente il giornalista inglese George Monbiot, sulle pagine di “The Guardian”: «Invece di trasformarci in zombi divoratori di carne, la pandemia ha trasformato milioni di persone in buoni vicini». Come lui, abbiamo la sensazione che qualcosa di nuovo stia prendendo piede, qualcosa che ci mancava, forse proprio quello che lui definisce “la forza inaspettatamente elettrizzante e trasformativa dell’aiuto reciproco”.

Norfolk (UK) “Non c’è molto che tu possa fare per fermarmi”

David Tillyer è un paramedico dell’East of England Ambulance Service (EEAS) di Norfolk (Regno Unito). Mercoledì 3 aprile, mentre si trovava al supermercato dopo aver finito il suo turno di notte di 12 ore, una serie di eventi lo hanno colto di sorpresa.

Per prima cosa, quando si è messo in fila davanti alla cassa, inaspettatamente, la coppia che veniva prima di lui lo ha fatto passare avanti… Lo stesso hanno fatto le persone successive mentre altri lo applaudivano, manifestando la gratitudine per il suo lavoro. Così, tra applausi e parole di ringraziamento, ha continuato ad avanzare e, giunto alla cassa, una signora lo ha anticipato, passando la carta per pagare i suoi acquisti. David, riconoscente, le ha detto “non c’è bisogno…”, e la signora: “Non puoi fermarmi!”.

Il paramedico, emozionato e grato, ha postato il suo ringraziamento a tutte queste persone sui social, spiegando che gli avevano risollevato il morale. Il post è esploso ed è stato condiviso più di 88.000 volte.

Fonte: facebook.com

Bergamo (IT) Ognuno dà quello che riceve e riceve quello che dà

Sameh è egiziano e vive in Italia da 10 anni. Da 6 anni lavora come fruttivendolo a Canonica d’Adda, comune della provincia di Bergamo, in Lombardia. Una delle aree più colpite dal Covid-19.

Su uno dei banchi del suo negozio ha esposto un cartello che dice: “10 anni fa mi avete accolto, ora voglio ringraziarvi, andrà tutto bene! Se avete bisogno, prendete gratis la frutta e la verdura che trovate su questo tavolo“.

Sameh dice di essersi sentito accolto fin dal primo momento in cui è arrivato ed è per questo che oggi, dal suo negozio, è felice di restituire qualcosa alla sua comunità. «Questo è un momento difficile, dobbiamo aiutare le persone che si trovano in difficoltà. Questa azione è per dire che amo l’Italia e che voglio restituire in qualche modo ciò che ho ricevuto».

Fonte: Ansa.it

Argentina. Stampanti 3d al servizio della salute

In Argentina, numerosi imprenditori hanno messo al lavoro le proprie stampanti 3d per produrre forniture per gli ospedali. Per esempio, Guillermo e Gerónimo Cabrera, padre e figlio, proprietari di “Te doy una mano”, un’impresa solidale che produce protesi per chi ne ha più bisogno, hanno prodotto gratuitamente più di 60 “valvole Venturi”, essenziali per il funzionamento dei respiratori. Hanno anche consegnato maschere in plastica per l’ospedale Lavallol di Buenos Aires.

Il progetto “Imprimiendo Ayuda 3D” (Stampa 3D Help) nato da un gruppo di Facebook, è una rete di tipografi che, utilizzando modelli europei di maschere facili da realizzare, sta producendo e donando maschere ai professionisti della salute e al personale di sicurezza per proteggersi mentre escono per fare il loro lavoro.

Fonte: tn.com.artelam.com.ar

Coventry (UK) “Alla fine gli ho dato tutto”

Nella città di Coventry, nell’Inghilterra centrale (vicino a Birmingham), Kelly Iles, proprietaria di The Barn Kitchen, e il suo staff lavorano instancabilmente per sfamare 8.000 lavoratori del Servizio Sanitario Nazionale (NHS).

Dopo un primo momento di disperazione causato dalla chiusura per quarantena del suo ristorante, non sapendo cosa fare delle scorte già acquistate per la settimana, Kelly ha deciso di incanalare le sue energie e dare una mano.

Lei e i suoi dipendenti si sono rimboccati le maniche e hanno preparato porzioni di maccheroni e formaggio, lasagne, panini, brownies e focaccine. Hanno lavorato gratis, instancabilmente, finché non hanno finito le scorte. “Alla fine, gli ho dato tutto” racconta Kelly. “Perché ogni volta che arrivavo loro erano così grati. Le infermiere facevano turni di 15 ore al giorno senza pause”.

Successivamente, hanno creato un crowdfunding per consentire alle persone di donare denaro, così hanno raccolto oltre £ 3.500. Inoltre, un’azienda locale di mobili ha messo a disposizione il proprio furgone per consegnare il cibo al Warwick Hospital e agli ospedali universitari di Coventry e del Warwickshire.

Fonte: coventrytelegraph.net

Spagna. Hotel aperti per le vittime di violenza domestica

In Spagna, è stato approvato un decreto reale per garantire la protezione e l’assistenza delle vittime di violenza domestica. Alcuni alberghi sono stati messi a disposizione per chi, anche in questo periodo, ha bisogno di un “alloggio sicuro alternativo“.

«Le vittime sono persone particolarmente vulnerabili, che vivono in situazioni di isolamento domestico, poiché sono costrette a convivere con il loro aggressore, il che le mette in una condizione di maggior rischio».

Il decreto reale garantisce anche altri servizi essenziali, come l’assistenza alle vittime dello sfruttamento sessuale e della tratta.

Fonte: 65ymas.com

Buenos Aires (ARG) Assicurare il pane quotidiano

Racconta Silvina Chemen, rabbina della comunità Bet-El di Buenos Aires: «Quando è iniziato il freddo, siamo usciti per portare un piatto caldo a tutti quelli che vivevano per strada nel nostro quartiere».

I volontari di questa iniziativa (membri della Comunità ebraica e del Movimento dei Focolari) non hanno voluto fermarsi neanche quando, con l’allarme generato dall’epidemia, molte attività sono state sospese nel Paese.

Oggi che anche l’Argentina ha una quarantena obbligatoria, l’attività è stata  sospesa ma i volontari non si sono dimenticati del loro impegno, per questo la Comunità oggi continua ad aiutare i bisognosi in modo virtuale, con una raccolta fondi attraverso il sito web betel.org.ar/unplatomas

Toscana (IT) I viticoltori italiani lanciano una raccolta fondi

Il Morellino di Scansano è uno dei più famosi vini doc della Toscana (Italia). E anche i suoi produttori stanno facendo la propria parte in questa pandemia. I viticoltori della Cantina Vignaioli di Scansano hanno lanciato una raccolta fondi a favore del locale Ospedale della Misericordia, attraverso la piattaforma di Gofundme.

Prima della raccolta, l’azienda ha donato 10.000 euro che saranno utilizzati per completare l’acquisto di una macchina ad ultrasuoni per l’unità di radiologia dell’ospedale.

«Siamo consapevoli dell’importante ruolo che l’azienda ospedaliera ha per l’intero territorio maremmano (parte della Toscana meridionale e del Lazio settentrionale). Per questo pensato di aiutare concretamente l’Ospedale della Misericordia di Grosseto lanciando questa campagna di raccolta fondi», ha dichiarato il Presidente Benedetto Grechi.

FOnte: grossetonotizie.com

Vip, Instagram, balconi e crowdfunding

Oggi i VIP sono loro: i medici, gli infermieri, il personale ospedaliero, gli addetti al supermercato, i produttori di alimenti e prodotti di prima necessità, gli spazzini, i membri delle forze di sicurezza di TUTTO il pianeta. Quelli che vanno al lavoro per assicurarsi che tutti gli altri possano #restareacasa.

Molti artisti, sportivi, celebrità, club, dalle loro case, continuano a sensibilizzare, a raccogliere fondi o a donarli. Oggi, tra i tanti, vogliamo raccontare l’iniziativa di John Krasinski, un attore americano che ha iniziato a fare un programma in streaming da casa sua, chiamato “Some good news” e che ha avuto molto successo sui social.

Non siamo i soli a voler ascoltare la foresta che cresce.


SHARE: