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Workshop

Sopravvissuti alla guerra e alla tortura uniti dalla musica

 
4 Aprile 2015   |   , ,
 

Il gruppo (con sede a Manchester) è formato da sopravvissuti alla guerra e alle torture che scrivono ed eseguono le loro canzoni. La musica permette loro di esprimere le proprie esperienze ed emozioni e di trasmetterle al loro pubblico. Scrivono di tortura, casa, famiglia, guerra, speranza e capacità di rialzarsi con linguaggi e ritmi dei loro Paesi d’origine, tra cui Iran, Kuwait, Sri Lanka, Sudan e la Repubblica Democratica.

Creato quattro anni fa, Stone Flowers è supportato dalle organizzazioni benefiche ‘Musicians without Borders UK’ e ‘Freedom from Turture North West’. Il gruppo si esibisce live in numerosi eventi e ora sta registrando un nuovo album, ‘Ngunda’, che sarà lanciata alle sede centrale di Londra di Amnesty International il 5 giugno. L’album prende il nome da uno dei suoi 10 brani, ‘Ngunda Azali Mutu’, che significa “un rifugiato è un essere umano” nella lingua bantu lingala.

Molti membri provengono da culture in cui la musica ha un posto centrale. Le donne africane del gruppo dicono spesso che “hanno una canzone per ogni cosa”. I membri del Medio Oriente attingono a un forte patrimonio musicale così come a un’antica cultura di poesia per dare un’impronta alle loro melodie e testi. Il risultato è una ricca abbondanza di stili e influenze che comprende poesia araba mescolata con ritmi dell’Africa occidentale e folk inglese che passano armoniosamente in canzoni caraibiche e tamil.

Molti membri degli Stone Flowers hanno sperimentato tortura, stupro e violenza inimmaginabile. Hanno perso la loro casa, la cultura e la famiglia, così come parti di sé. “La musica permette l’espressione di emozioni complesse senza dover essere cognitivamente riconosciuti – si può andare direttamente dalle emozioni all’espressione senza doverle codificare verbalmente”, spiega il direttore di ‘Musicians without Borders UK’ Lis Murphy.

I partecipanti ritengono sia importante raccontare le loro storie come un modo per riprendersi, ma anche come un gesto politico. “La cosa più importante è comunicare che i rifugiati sono esseri umani”, dice un membro del gruppo. “Attraverso le nostre canzoni stiamo lottando per i nostri diritti umani e sensibilizzando sulla tortura, considerato il modo in cui sono visti al di fuori dei nostri Paesi.”

L’album è stato finanziato prevalentemente attraverso appelli di crowdfunding, anche se i finanziamenti del gruppo recentemente hanno beneficiato di sovvenzioni da parte di ‘Woodward Charitable Trust’ e ‘Salford CVS’.

Fonte: PositiveNews.org.uk


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