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Workshop

Anita, Argentina: Basta fare il primo passo

 
16 Luglio 2015   |   , ,
 

A quel punto tutti gli altri ladri erano andati via con la macchina della famiglia, ma quest’uomo, che sembrava essere il capo del gruppo, era ancora con noi. Incredibilemente ha chiesto al papà se c’era qualcosa di importante che stavano portando via, così l’avrebbero restituito. Il papà ha detto di prendere tutto, andava bene, ma che aveva bisogno della macchina per lavorare. Il ladro ha promesso di restituirla, ha chiesto perdono a ognuno di noi ed è andato via. La macchina, mezz’ora dopo, è apparsa intatta ala polizia.

 

Per costruire la pace io avevo bisogno di perdonare, ma anche se il ladro mi aveva chiesto perdono io non me la sentivo ancora di perdonare, la mia parte non era fatta. Il fatto di essermi sentita impotente di fronte a una persona che poteva prendere la mia vita o la vita di persone a cui voglio bene, solo con un movimento del suo dito mi rendeva incapace di perdonare. E anche di fronte agli occhi di miei amici sembrava che io avessi diritto a odiare, a essere arrabbiata.

Quindi avevo bisogno di tempo, ma sentivo anche che dovevo fare qualcosa di concreto per essere sicura di fare la mia parte per capire la radice di tanta violenza, perché una persona fa una cosa del genere a un’altra. Perciò ho deciso, con alcuni miei amici dei Giovani per un mondo unito (GMU), di cominciare ad andare in un’istituto di uomoni senzatetto. Volevamo almeno cominciare a rompere i pregiudizi, condividere il dolore e le difficoltà di quelli che sono nelle periferie. Non siamo politici e non possiamo fare grandi cambiamenti, però come dice una delle mie amiche: “Credo che questi piccoli atti possono aiutare a cambiare il mondo, o almeno, la realtà intorno a me. A prima vista però non si vede, si misura l’importanza dell’azione quando l’altro te la fa notare.”

I momenti che abbiamo condiviso con gli uomini dell’istituto mi hanno aiutato a capire i “perché” della disperazione del ladro. Grazie all’aver conociuto questi uomini di strada, che hanno, alcuni di loro, rubato qualche volta, ho capito che lo hanno fatto perché hanno pensato che fosse la loro ultima risorsa. Non so cosa farei io se la gente attorno a me facesse come se non esistessi, se la gente neanche mi rispondesse, se nessuno mi guardasse negli occhi e avessi letteralemente niente e a nessuno importasse… perciò ho capito che dovevo perdonare… e lì ho sentito fortemente che stavo mettendo un mattone nella costruzione della pace del mio paese.

Poi è semplice, tutti i sabati giochiamo, suoniamo la chitarra, guardiamo una partita di calcio (la Coppa del Mondo è stata incredibile) o anche alle volte giochiamo calcio insieme, a poi a volte ceniamo insieme e ci conosciamo di più, specialmente le loro storie, alcune sono veramente incredibili, loro sono persone che solo hanno bisogno di forza per perdonare gli altri e perdonare sé stessi, ma più di ogni altra cosa hanno bisogno di ricominciare. Un gruppo di specialisti li aiuta a migliorare le loro condizioni, ma noi abbiamo un altro ruolo; come dice uno di miei amici: “noi cresciamo accanto a loro e non smettiamo mai di far loro sentire l’affetto, che è sempre mutuo”.

A dicembre 2013 la polizia ha fatto uno sciopero e tante persone sono impazzite e hanno saccheggiato aziende e negozi e anche un’ONG che raccoglie e procura cibo per i poveri. Tanta gente è stata derubata e alcuni hanno cominciato a difendersi con l’aiuto dei vicini ed è stato come un giorno di piccola guerra tra la gente. Dopo che il caos era finito, con i GMU ci siamo organizzati spontaneamente per andare a pulire la città, sopratutto il centro dove c’erano le tracce di queste agitazioni e anche per raccogliere cibo per l’ONG. Ci siamo mobilitati attraverso le reti sociali, gli amici e i media: all’inizio eravamo in 15, ma abbiamo finito per essere più di 100 persone (più la gente che ha portato cibo).

Ci siamo resi conto dopo che quella notte c’era almeno una notizia positiva tra tutte le brutte, grazie alla nostra iniziativa (perché i media sono venuti per coprire le nostre azioni) e tanta gente l’ha vista. Ma non era solo quella “buona notizia”, perché grazie al cibo raccolto i bambini di un piccolo asilo in un quartiere molto povero hanno potuto mangiare. L’asilo si chiama “Angolo di Luce”.

Da lì un altro gruppo di GMU non ha voluto lasciarsi sfuggire l’opportunità. Mentre noi continuavamo ad andare all’istituto di senzatetto altri hanno cominciato un progetto nell’asilo dei bambini. Prima cosa è stata festeggiare il Natale, facendo un presepe vivente e dando dei regalini. Poi hanno cominciato a pensare al miglioramento dell’infrastruttura del posto, che è precario e piccolo. Improvvisamente hanno sofferto il furto di alcuni materiali del tetto della casa e allora noi GMU, con l’aiuto di tanti amici, famiglie, compagni di lavoro e dell’università abbiamo cucinato e venduto dei dolci per guadagnare soldi per recuperare il materiale rubato. Poi, con il loro aiuto, hanno raccolto giochi, materiale didattico e tendaggi per le finestre – per rendere il posto più bello.

Forse ancor più bello è quello che ci racconta la giovane che porta avanti il progetto, Caro Chavez: “È cresciuto così tanto il ponte di rapporto con i bambini, le insegnanti, i genitori e il quartiere che ci siamo trasformati in una famiglia, dove condividiamo anche le necessità personali. Una delle insegnanti è incinta e mi ha chiesto aiuto perché non si poteva comprare una carrozzina. Dopo aver condiviso questa necessità al lavoro, una delle mie compagne gliene ha dato una in ottime condizioni e la cosa più bella è che è andata lei personalmente al quartiere per portargliela.”

Si sono anche organizzati workshop su igiene orale, ortocultura, e ultimamente c’è stata la celebrazione di Natale con giochi nuovi, donati da una parrocchia di un’altra città vicina. La ricerca fondi e i progetti continuano, come la costruzione dei bagni e il rifacimento dell’impianto elettrico.

Come dice la mia amica Caro: “L’amore è assetato d’amore, si diffonde nel cuore, ‘ci fa piangere’ con il fratello – come ci ha detto il Papa nelle Fillipine –. “Angolo di Luce” mi ha dato la possibilità di sognare grandi cose e credere che abbiamo tutte le mani di cui abbiamo bisogno accanto a noi, nei nostri ambienti: famiglia, lavoro, università, amici, ecc. per portare avanti le cose. Basta fare il primo passo.”


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