United World Project

Workshop

“Buddy System”* for President

 
27 Ottobre 2020   |   Stati Uniti, Elezioni in USA, Buddy System
 
Di Conleth Burns

In vista delle elezioni statunitensi del 3 novembre 2020, abbiamo intervistato la professoressa Amy Uelmen della Georgetown University di Washington DC che ha proposto il metodo del “Buddy System” per aiutare gli elettori e le comunità a superare la polarizzazione politica; e Rebecca e Diane, due ‘buddies’

La battaglia di idee, politiche e candidati durante un ciclo elettorale è una parte necessaria e sana delle nostre democrazie. Qualcosa, tuttavia, sta andando storto quando, si osserva che, a causa di una polarizzazione politica distruttiva, le famiglie smettono di parlarsi, le amicizie si rompono e le comunità si dividono.

Ne parliamo con la professoressa Amy Uelmen, della Georgetown University di Washington DC, che propone il metodo “Buddy System” per superare queste contrapposizioni estreme, metodo usato anche per tenere al sicuro i bambini durante le gite scolastiche. Me lo ricordo bene. Il mio buddy (amico) si sedeva accanto a me sull’autobus, mi guardava e mi aiutava ad evitare situazioni pericolose mentre andavamo allo zoo, in spiaggia o anche a teatro, da scolaretti.

La professoressa Uelmen spiega che “un buddy” assume un significato nuovo quando viaggiamo attraverso le tornate elettorali. I miei buddies erano compagni della mia classe, scelti dal mio insegnante o da me ma, durante un’elezione, chi può essere il mio buddy e come fare a trovarne uno? «È qualcuno che ha investito nel futuro di un partito politico diverso dal tuo. Con cui potresti avere già un legame, che può essere ulteriormente sviluppato in questo modo.  Se non riesci a pensare a nessuno, altri amici potrebbero darti una mano», risponde Amy Uelmen. La scelta del buddy non deve necessariamente essere limitata a qualcuno che sostiene un determinato candidato ma, continua la professoressa, può essere allargata a chi ha investito in qualunque modo nel futuro di un partito politico che non è il nostro.

La differenza tra le elezioni e le gite scolastiche è chiara. Ma, in che modo, esattamente, i ‘buddies’ si aiutano a vicenda durante un percorso politico? Uelmen spiega che è utile sottoscrivere una sorta di patto: promettere di aiutarsi a vicenda, quando ci si imbatte in una situazione politicamente pericolosa. «Per esempio, nel bel mezzo di un disaccordo con qualcuno sulla politica, il tuo buddy può farti da “cassa di risonanza”, può ascoltarti e poi dirti come ti esprimi rivolgendoti a qualcuno che proviene da un diverso background politico».

La Uelmen ritiene che l’aspetto più utile di questo sistema sia che ci aiuta «a rallentare e a riflettere su come comunicare di fronte a un conflitto». Infatti, una volta che hai accettato di navigare in questi disaccordi politici con il tuo buddy, serve del tempo per chiamarlo o mandargli un messaggio e chiedergli un consiglio. La professoressa spera che questo possa aiutare, ad esempio, ad «evitare post reattivi, scritti in fretta sui social media, che troppo spesso danneggiano i rapporti e interrompono il dialogo».

Per verificare l’efficacia di questo sistema, la professoressa Uelmen ci ha fatto conoscere le buddies Rebecca e Diane della Pennsylvania, uno stato cruciale nell’altalena delle elezioni statunitensi del 3 novembre. Le due buddies votano ai lati opposti degli schieramenti tipici del bipartitismo degli Stati Uniti. Rebecca (allenatrice di salute) si tiene a destra, Diane (insegnante di sostegno) guarda a sinistra. Al momento lavorano entrambe da casa, e noi le raggiungiamo durante la loro pausa pranzo.

La loro amicizia è iniziata durante il liceo. «Da allora, siamo state spesso in disaccordo, ma siamo rimaste sempre amiche» racconta Rebecca. Diane definisce questo tipo di amicizia (che attraversa gli schieramenti destra-sinistra) come “unica” o “rara”, al momento. Diane è una sostenitrice progressista del partito dei Verdi; Rebecca è una delle sue poche amiche conservatrici. Dopo aver sentito parlare della proposta della Uelmen di applicare il Buddy System alla politica, Rebecca l’ha condivisa con Diane, e hanno marchiato la loro lunga amicizia: “Buddy System official“.

Chiediamo sia a Diane che a Rebecca: cosa serve per far funzionare una relazione Buddy System? Diane ritiene che serva voler «cercare prima di tutto di capire, piuttosto che essere compresi». Rebecca aggiunge che è essenziale cercare di assumere la motivazione positiva dell’altro: «Devi continuare a ricordare a te stesso che l’altra parte ascolta la sua coscienza e vuole proteggere la sua comunità». Entrambe ci dicono che bisogna essere pronti a rallentare un po’, in modo da poter ascoltare, sentire e capire l’altro della parte politica opposta a te. Le loro telefonate settimanali (ma anche i loro caffè o pranzi dal vivo pre-pandemici) iniziano con la vita, il quotidiano, con il “come vanno le cose”. Solo dopo, parlano di politica, di etica e di grandi questioni. Affinché questo sistema funzioni – sottolineano – devi essere veramente interessato all’altro, devi prenderti cura di lui o lei.

Rebecca ammette: «Le cose sono davvero spaventose in questo momento negli Stati Uniti, in vista delle elezioni». Sono molti a condividere i suoi timori; infatti, secondo il recente rapporto “Democracy for President”, il 71% degli americani è preoccupato per il rischio di una violenza diffusa dopo le elezioni.

Chiediamo a Diane se il Buddy System aiuta anche a superare l’ansia post-elettorale. «Sì, – risponde – perché si vede che anche l’altro dell’altra parte è ansioso. Che tutti sentono questa ansia». Dal canto suo, Rebecca nota «l’urgente necessità delle persone di essere viste, ascoltate e comprese» in questo pericoloso contesto, aggiungendo la sua convinzione che esperienze di base come il Buddy System possono cambiare le cose in meglio nel suo Paese.

Sia Rebecca che Diane hanno scelto di disintossicarsi dai social media prima delle elezioni. Ma chiediamo loro se il Buddy System può aiutare anche a interagire sui social media prima delle elezioni. Diane risponde condividendo con noi una sua recente esperienza. Una sua parente aveva risposto in modo aggressivo a un suo recente post sui social. Usando ciò che aveva imparato dalla sua esperienza con Rebecca, ha chiesto di parlarle tramite messaggio privato. «Volevo solo ringraziarla per la sua opinione e farle sapere che la rispettavo». Per la prima volta in cinque anni, la sua parente ha risposto positivamente al messaggio.

La polarizzazione e la contrapposizione politica sono sfide complesse per le società di tutto il mondo. Ci vorrà più del “Buddy System” per affrontarle. Tuttavia, relazioni come quelle di Diane e Rebecca, le loro telefonate settimanali, danno speranza e possono ispirare tutti noi nel tentare di fare qualcosa di simile, ovunque ci troviamo. Uniamoci ad Amy, Rebecca e Diane e troviamo i nostri buddies che ci aiutino a lavorare per una politica capace di unire la società, non di dividerla.

[*] Il buddy system è una procedura in cui due individui, i “buddies”, operano insieme come una singola unità in modo che siano in grado di controllarsi e aiutarsi a vicenda. Secondo il dizionario Merriam-Webster, il primo uso conosciuto dell’espressione “buddy system” risale al 1942. Webster continua a definire il buddy system come “un accordo in cui due individui sono accoppiati (per quanto riguarda la sicurezza reciproca in una situazione di pericolo)”. È un metodo usato in ambito educativo, nelle scuole in occasione delle gite scolastiche, ma anche dale forze armate degli Stati Uniti, dai Boys Scout of America e dale Girl Scout degli USA.

Photo by Element5 Digital on Unsplash


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