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“Dare to care”: trasformando vite nel cuore della Thailandia

 
11 Marzo 2025   |   Thailandia, Fratellanza, New Humanity NGO
 

“Dare to care”, ovvero “prendersi cura”, è lo slogan che anima diverse attività in tutto il mondo che sostengono e promuovono la fraternità e il dialogo. A Chiang Mai, in Thailandia, si esprime così.

La fraternità vola a Chiang Mai; potremmo intitolare in questo modo il racconto che restituisce ai lettori l’identità più profonda di questa città del nord della Thailandia, che si presenta con i suoi templi buddhisti, i suoi mercati tradizionali, i paesaggi da sogno: una città sempre in movimento, sempre pronta a rinnovarsi, tanto da meritarsi l’appellativo di eterna “città nuova”.

Questo movimento, dal punto di vista sociale, dà frutto anche a diverse iniziative a favore della popolazione svantaggiata che, attraverso New Humanity NGO, rispondono a varie necessità: ci sono infatti popolazioni locali nate all’interno della giungla thailandese che si spostano verso la città per cercare un futuro migliore; popolazioni birmane che fuggono dalla guerra in corso in Myanmar. Le comunità del territorio, che vivono da anni per portare fraternità nel Paese, si sono lasciate coinvolgere da queste situazioni, dando vita a una serie di iniziative di solidarietà che confluiscono in un progetto ben preciso: “Dare to care”, ovvero “Prendersi cura”.

«Qui a Chiang Mai» – ci scrivono – «stiamo aiutando le popolazioni nei quartieri di Doi Saket, Fa Ham, Sri Ping Muang, quartieri di periferia molto poveri, e l’orfanotrofio di Phonsawan. A Chiang Rai invece, un’altra città poco più a nord di Chiang Mai, aiutiamo gli studenti delle scuole di Mae Salong Nok, di Ban Lo Patun e di Wiang Pa Pao».

Le attività specifiche a contorno di queste macro-azioni sono, ad esempio, il sostegno alimentare per le famiglie degli studenti, l’abbigliamento, la realizzazione di pozzi d’acqua nei villaggi per le popolazioni indigene all’interno della giungla thailandese, la miglioria delle strade per contrastare l’isolamento e favorire i legami di comunità. Ed è proprio qui il punto da cui parte il progetto, l’arco di volta di tutta l’azione: i rapporti personali che generano la comunità, e che incoraggiano a essere presenti con gli aiuti anche nei Paesi vicini, come il Myanmar, il Laos, dove la popolazione soffre l’indigenza e nel primo caso, è in corso pure un conflitto.

«Dobbiamo dire che il sostegno a distanza da solo spesse volte non è sufficiente per aiutare i giovani che vorrebbero proseguire gli studi e ottenere un titolo superiore o universitario. Alcuni hanno necessità di insegnanti di sostegno doposcuola, una sorta di tutor per facilitare l’apprendimento; la maggior parte dei nostri studenti proviene da famiglie e ambienti poveri, dove non sempre viene data importanza all’istruzione, ecco perché l’apprendimento è più lento, ed ecco perché c’è bisogno di persone formate che possano aiutare gli studenti ad accedere agli argomenti più difficili».

I rapporti, i legami di comunità, lo dicevamo all’inizio, sono il metodo guida: perché qui non si tratta di qualcuno che salva qualcun altro, ma si tratta di una reciprocità che permette a chi vive una condizione di svantaggio, di mettere a frutto talenti e capacità per un riscatto sociale e per una felicità personale e di comunità. «Per questo vediamo la necessità di integrare la formazione dei giovani, anche attraverso dei week-end nei quali praticare meglio l’uso della lingua inglese, offrire una formazione etica, insegnare a curare rapporti interpersonali sani, una formazione alla fraternità e alla pace come stile di vita che comprenda anche la cura dell’ambiente».

Tra i circa 300 studenti che vengono sostenuti, alcuni vorrebbero proseguire con studi universitari, anche se le famiglie mancano di mezzi economici, e quindi New Humanity NGO sta cercando di aiutare con un supporto per coprire i costi di iscrizione, dei libri e del materiale scolastico, dei pasti e delle uniformi scolastiche richieste dalle università Thai.

Una fraternità che ha il sapore della concretezza, che coinvolge non solo gli studenti ma anche le loro famiglie come beneficiarie indirette, per un bacino di circa 1500 persone coinvolte.

«Dobbiamo anche dire che non tutti gli studenti hanno poi successo nella vita, le variabili sono molte. Tuttavia, far sperimentare calore umano, fiducia, dare loro importanza, è per questi studenti qualcosa di positivo che rimane nella loro vita come punto luminoso».


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