United World Project

Workshop

Il gusto del dialogo

 
1 Maggio 2015   |   , ,
 

È coinvolgente il suo racconto: ci fa rivivere l’idea, realizzata ormai da qualche anno, di un torneo di basket ispirato ai valori di Sport4Peace (iniziativa nata all’interno di Sport Meet) Una delle regole, ad esempio, è che le squadre siano formate in maniera mista da ragazzi e ragazze. Tutto ciò per far accrescere la consapevolezza e l’importanza del rispetto dell’altro sesso, non semplice nella cultura indiana.

Roopa, Shruti e Vignesh sono tre volontari dello Shanti Ashram, movimento induista che, sin dal 1986, fa propri i principi gandhiani. La loro prima iniziativa è stata “l’Operazione 100%”, il cui obiettivo era assicurare, ai giovani del Perur (un distretto della città di Coimbatore) una adeguata alfabetizzazione. Grazie a questo programma così innovativo, Perur è vicina all’80% di scolarizzazione. «Attualmente – ci dicono – sono in corso più di 30 progetti».

Sul palco salgono Archana, Anne Mary e Amala, tutte del Kerala (India) e aprono le porte al progetto “For You”, creato grazie alla voglia di seguire l’esempio di Chiara Luce Badano. Proprio grazie a questo desiderio, sono riuscite a creare delle iniziative che hanno consentito di offrire, a 2 ragazze affette da sclerosi multipla, cure specifiche e innovative.

È il turno della Rissho Kesei-Kai: Saki Shintenji, giapponese, ci racconta di come sia nato e cresciuto il rapporto con il Movimento dei Focolari, fondato sul dialogo e sul rispetto reciproco. Organizzazione buddista mondiale fondata in Giappone nel 1938 da Nikkyo Niwano e Myoko Naganuma, la Rissho Kosei-Kai ha come scopo quello di promuovere e applicare gli insegnamenti buddisti per sviluppare un mondo migliore. Nel pomeriggio, grazie alla presenza di Lawrence Chong di Singapore si è parlato del valore del dialogo e dell’incontro in questo tempo di divisioni.

A fine giornata, poi, ciascuno dei giovani viene accolto a casa di una famiglia indiana. Swati, Vivek e Sunita, ad esempio, sono tutti induisti e vivono in una baracca di pochi metri quadrati in cui ci accolgono orgogliosi. L’ospitalità e l’entusiasmo sono incredibili. Ci raccontano le loro vite, non sempre facili. Ma anche stasera, il dialogo è al centro di tutto. Prima di iniziare a cenare insieme, ci chiedono di pregare come se fossimo a casa nostra.  Durante il ringraziamento, anche loro pregano – in silenzio – con noi. Nessuno di loro parla bene l’inglese. Ma stasera abbiamo capito che per dialogare, non occorrono capacità particolari, l’accoglienza, la fraternità sono una lingua universale.

Da Città Nuova, Francesco Ricciardi


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