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“Pillole” di speranza: il contagio silenzioso

 
27 Marzo 2020   |   Internazionale, Coronavirus, Pills of Hope
 

Alcune delle numerose iniziative di solidarietà che si stanno svolgendo nell’attuale contesto del Coronavirus: non tutti i contagi sono negativi.

In questi giorni in cui tutto il mondo è drammaticamente unito dal contagio del Coronavirus, dal dolore e dalla costernazione per le tante morti, ci siamo interrogati su quale sia il contributo che possiamo dare. È vero, cresce la preoccupazione, crescono le misure per la salute e la sicurezza, i casi di contagio e il numero di frontiere chiuse…

Tuttavia, anche altre cose stanno crescendo. C’è un aforisma di Lao Tsu che dice “Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce”. Forse, non stiamo “ascoltando” la foresta che cresce? Forse noi stiamo cercando di aguzzare le orecchie per sentirla. Noi di UWP siamo piccoli e impotenti, però abbiamo una rete di persone che ci segue, in tutto il mondo. Allora, perché non attivare questa rete, VOI, e chiedervi di aiutarci ad ascoltare e a raccogliere quei gesti e queste azioni di fraternità e soldiarietà che stanno abbracciando il globo, seminando speranza e amore?

Cominciamo noi, con le azioni di fraternità che abbiamo trovato cercando tra le pagine di vari quotidiani italiani, spagnoli, britannici, cinesi e argentini. I protagonisti sono diversi. Si va dalle detenute di un carcere di Venezia ad alcune celebrità. Ma anche due vicini di casa di Barcellona o un contadino cinese che ha regalato le mascherine che aveva a casa. Sembrano pochi, episodici, invece sono molti e stanno crescendo, in tutto il mondo. Sono gesti e azioni di fraternità pieni di creatività che accrescono la speranza e uniscono l’umanità confinata in quarantena, e sono… “diversamente” contagiosi!

Una protesta “solidale” nel carcere famminile di Venezia

In risposta ai molti atti di violenza che si sono tenuti negli istituti penitenziari italiani, per il timore del contagio, 71 detenute della Casa di Reclusione Femminile della Giudecca, a Venezia, hanno tenuto una “protesta solidale”: in una giornata, sono riuscite a raccogliere la somma di 110 euro che hanno destinato al reparto di terapia Intensiva dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre (Venezia).

«Hanno raccolto una somma simbolica, ma per alcune anche un solo euro può significare molto, quell’euro era tutto quello che aveva. Mi hanno commosso», ha detto suor Franca, una delle Suore di Maria Bambina, che lavora nel carcere.

Fonte: tgcom24.mediaset.it

Il giovane imprenditore di Wuhan – Cina

Il giovane Li Bo (36 anni), di Wuhan, aveva venduto la sua auto e aveva chiesto un prestito, poco più di un mese fa, per aprire un ristorante. Quando stava per iniziare l’attività, è scoppiata l’epidemia, lasciando la città deserta. Nonostante il panico per il rischio che correva, il giovane ha deciso di fare la sua parte, “per quanto insignificante”, ha dichiarato. Secondo fonti del Changjiang Daily, gestito dallo stato, durante la festa del Capodanno lunare, lui e il suo chef hanno cucinato e confezionato 200 scatole di cibo per gli operatori sanitari dell’ospedale Xiehe di Wuhan.

«Volevo fare del mio meglio per far mangiare pasti caldi al personale medico. Spero che gli dia la forza di cui hanno bisogno e che questo rafforzi le loro difese immunitarie», ha detto al giornale, aggiungendo che ha intenzione di continuare le consegne di cibo il più a lungo possibile: «Spero che la città che amiamo si riprenda presto».

Fonte: bbc.com

I due vicini di El Eixample, a Barcellona, in Spagna

Gli argentini Tomás e Santiago vivono a Barcellona, nel quartiere dell’Eixample. Il primo è un giornalista, lavora per una società di calcio francese e sta facendo un corso di specializzazione, il secondo ha una laurea in marketing e lavora per una multinazionale. I due giovani, pur proseguendo la loro routine lavorativa da casa, grazie allo smart working, hanno pensato di rendersi disponibili, come tanti altri giovani in diverse parti del mondo, nel loro condominio, per andare a fare la spesa per i loro vicini, in particolare per chi è più anziano, malato o preferisce rimaneere a casa.

“Regalasi gel igenizzanti”

Diversi i commercianti italiani che hanno cominciato a regalare le bottigliette di gel igienizzanti. Infatti, con l’inizio della pandemia i gel sono andati a ruba e i prezzi lievitati anche del 1900 per cento. Così, Laura, proprietaria del “BeBio Shop” di Roma ha scritto su una bacheca Fb: «Buongiorno, mamme! Volevo informarvi che nel mio negozio potete prendere gratuitamente un pacchetto di gel igienizzante per le mani fino ad esaurimento scorte». Ha spiegato Laura: «Il mio vuole essere un messaggio simbolico contro la speculazione a cui stiamo assistendo». Anche nella farmacia “Smeraldo” di Milano, il responsabile ha iniziato a preparare il gel disinfettante e a distribuirlo gratuitamente».

Fonte: ilgiornale.it

Pizze gratis in ospedale

Nella sala operatoria, già di Neuro Rianimazione, dell’ospedale Alessandro Manzoni di Lecco, trasformata in sala “Corona-Ria”, un reparto dedicato alla rianimazione dei pazienti affetti da coronavirus, finalmente, dopo giorni di lavoro ininterrotto, gli infermieri trovano il tempo per mangiare. Una di loro scrive sul suo profilo Fb: «Ci facciamo portare le pizze, arriva il ragazzo ed esco a prenderle. Ho tolto la cuffia e la mascherina – racconta l’infermiera – Il ragazzo delle pizze mi dice: i soldi non servono, mettili pure via, una signora che aspettava le pizze ha sentito che dovevamo consegnare alla Rianimazione e ha voluto pagare lei. Ha detto di ringraziarvi tanto e vi augura buon lavoro».

Fonte: leccoonline.com

L’abitante del villaggio che ha donato 15.000 maschere

Hao Jin, di Changde (vicino a Wuhan), lavorava in una fabbrica di produzione di mascherine. Quando si è dimesso, la società ha pagato il suo stipendio sotto forma di 15.000 mascherine, invece dei corrispondenti 20.000 yuan (circa 2.900 dollari). Se ne è dimenticato fino a quando non ha saputo della carenza attuale. «Ho pensato di donare le maschere a chi ne ha bisogno, spero che possano essere utili e preziose per gli altri», ha detto. Ne ha tenute poche per la sua famiglia e per alcune persone del suo villaggio, prima di donarne la maggior parte al resto della popolazione del suo comune.

Fonte: bbc.com

La farmacia grossista di Cordoba che conserva le scorte per i suoi clienti malati

A Córdoba, Argentina, DECADE S.A. vende forniture mediche per ospedali, pazienti, ecc. Tra le richieste più numerose di questo periodo ci sono le mascherine e il gel alcolico. «Abbiamo notato una sorta di psicosi e molte persone che non avevano mai comprato da noi chiedono grandi quantità di gel alcolico. In considerazione di questa situazione abbiamo deciso di conservare le scorte che abbiamo e di acquistarne il più possibile per i pazienti che raggiungiamo attraverso le opere sociali, che sono pazienti cronici, molti dei quali bambini con tracheotomie o malattie respiratorie complesse poiché le loro famiglie usano le mascherine e il gel alcolico per cambiare le cannule o i tubi».

In particolare, oltre a dare la priorità alle persone che ne hanno bisogno, i farmacisti hanno deciso di mantenere il prezzo normale, con il normale margine di mercato: «non genereremo più entrate con questa situazione, fa parte della nostra responsabilità sociale come impresa», dice Regina Galli, dell’azienda.

Vip, Instagram, balconi e crowdfunding

Chris Martin (Coldplay), John Legend, Robbie Williams, Neil Young, Alicia Keys e molti artisti locali di ogni Paese, in questo periodo concedono concerti da casa o dai loro balconi. Costerebbe molto pagarli per vederli cantare da casa loro, ma visto che il tempo non manca, regalano ai loro fan un po’ di musica. Inoltre, molti influencer stanno usando i social per diffondere la consapevolezza rispetto alla prevenzione della malattia, fornire informazioni e tranquillizzare le persone delle loro community.

Molti di loro hanno anche lanciato raccolte fondi per centri sanitari e di emergenza. La più nota è stata quella della famosa coppia italiana composta da Chiara Ferragni (influencer di moda) e Fedez (cantante) che hanno raccolto oltre 4 milioni di euro in una settimana per l’Ospedale San Raffaele di Milano. Una parte del reparto è già operativa, ed il loro è stato il più grande “crowdfund” della storia d’Europa.


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