United World Project

Workshop

Rispetto reciproco e sensibilità

 
23 Giugno 2015   |   , ,
 

Alla riunione genitori-docenti ho incontrato un genitore di un altro studente della seconda elementare e abbiamo iniziato una conversazione sul livello di violenza attuale nella comunità e non solo. Suo figlio è abbastanza stabile, estremamente brillante e ha un forte senso di autosufficienza, ma mi chiedevo come stesse affrontando i recenti rapporti sulle violenze nelle news. Ha condiviso con me come è rimasta sorpresa dalla reazione del figlio al sentimento anti-musulmano così prevalente nelle storie condivise in TV. Era diventato molto turbato nell’ascoltare ciò, e ha avuto bisogno di rassicurazioni circa quello che ha capito per quanto riguarda la sua fede nonostante quello che la gente diceva dei musulmani. Lei lo ha aiutato a vedere che ciò non rappresentava la verità su di loro o sulla loro religione. Entrambe ci siamo sentite molto contente di trovare l’una nell’altra una persona con cui poter parlare così apertamente.

Dopo questo incontro mi è venuto in mente che molti dei nostri bambini di lingua araba e dei nostri bambini bengalesi soffrivano in silenzio su questi temi. Forse c’era qualcosa che potevamo fare nella scuola per mettere insieme queste famiglie, almeno le mamme e i bambini.

Abbiamo fissato un incontro dopo la scuola e 10 madri con 30 bambini si sono riuniti in una classe. Come potete immaginare è stato molto vivace, e alcuni di noi sono stati con i bambini mentre il resto con le madri. Riconoscendo che non avevamo nessuna formula su come affrontare il tema della discriminazione né soluzioni, abbiamo condiviso che volevamo solo trovare del tempo per parlare di come i bambini stavano affrontando le opinioni negative sulla loro religione. È stato un grande inizio e sono state condivise molte opinioni ed esperienze diverse. Tutti sembravano grati per lo spazio dato loro per affrontare le questioni e scoprire nuovi modi per aiutarsi l’un l’altro.

Io avevo trovato questo pensiero di Chiara Lubich che mi ha aiutato molto ad affrontare queste attuali tensioni, e lo leggevo spesso per iniziare la giornata: “Dio, che nel bel mezzo della furia della guerra, che è frutto di odio, ma attraverso l’azione di una grazia speciale si è manifestato per quello che veramente è: Amore”, riferendosi alla propria esperienza della seconda guerra mondiale. Questo mi dà il coraggio di affrontare questo delicato argomento a scuola. E sono sicura che in questo modo possiamo impedire ai nostri studenti di sentirsi emarginati, discriminati e possibilmente diventare radicalisti.

— L. K.

Rispetto reciproco
Qualche settimana fa sono caduto durante una passeggiata nell’ora di pranzo e mi sono rotto il polso. Il mio capo si è offerto di portarmi al Pronto Soccorso, ma pensando alle nostri scadenze a lavoro ho rifiutato e ho preso un taxi. Ho chiesto al conducente di aiutarmi ad aprire la porta e lui l’ha fatto da dentro. Gli ho parlato del mio polso rotto e dopo averlo visto si è reso conto che non sarei in grado di chiudere la porta, quindi ha saltato fuori dal suo sedile e ha chiuso la porta. Allora gli ho chiesto di scusarmi se avessi piato o gridato durante il viaggio per i dolori lancinanti e non fossi stato attento con la sua guida.

Lui si è animato per aiutarmi ad alleviare il dolore. L’ho salutato con As-Saalam Alaikum, e lui ha risposto con Alaikum Asaalam, dopodiché mi ha detto che era dello Yemen. Gli ho detto che noi stavamo pregando per la pace nello Yemen. Era sorpreso che io sapessi così tanto dell’Islam, come la Mecca e il Ramadan. Gli ho detto che l’avevo imparato da un prete cattolico. Mi ha chiesto se questo prete ci stesse insegnando che l’Islam è un male. Gli ho risposto “per niente”, e che invece ci vuole far capire che l’Islam è una religione meravigliosa come la nostra. Gli ho detto che io sono cattolico, ho amici musulmani e sono bella gente.

A un certo punto avevo molta sete, gli ho chiesto se potevamo fermarci in un negozio per comprare una bottiglia d’acqua. Lui è andato a un distributore di benzina e gli ho dato soldi per comprare da bere. Mi ha aperto il tappo sapendo che non ero in grado di farlo. Alla fine del viaggio gli ho detto che volevo aggiungere una mancia alla mia ricevuta online. Lui ha risposto: “Non c’è bisogno di una mancia, pregherò che tu guarisca.” Ha aggiunto che se un musulmano e un cristiano potessero rispettaresi l’un l’altro come avevamo appena fatto noi, non ci sarebbe alcun problema in questo mondo. Ho accettato e lui mi ha salutato così: “Dio ti benedica e ti protegga.” L’ho ringraziato e ho ringraziato Dio.

— Carol Nakai, California

L’effetto domino
Impegnarsi personalmente nel dialogo interreligioso ci ha sorpreso ed è diventato una parte importante della nostra vita. E tutto è cominciato con una tazza di caffè.
Era una fredda mattina d’inverno e Jim stava guardando un uomo con uno spazzaneve che stava ripulendo una porzione del nostro lago dopo una grande tempesta di neve. Jim gli ha portato una tazza di caffè e si è presentato. L’uomo ha detto che aveva una squadra di hockey che voleva fare pratica sul ghiaccio. Ha anche detto che era un pilota e che apparteneva alla locale Chiesa presbiteriana. Sono andati davvero d’accordo e cercavano di stare insieme, ma non ha mai funzionato a causa dei diversi orari. Il pilota però ci ha messo in contatto con una coppia che alla fine ci ha portato a un incontro interreligioso presso la chiesa presbiteriana di Rockaway.

Siamo rimasti molto colpiti dalla varietà della popolazione locale presente a questo incontro. C’erano un gruppo di musulmani insieme a persone di altre chiese cristiane. Ma in particolare c’era un musulmano indiano seduto proprio accanto a un musulmano del Pakistan e stavano sempre molto bene insieme, anche se i loro Paesi d’origine hanno avuto spesso difficoltà l’uno con l’altro. Siamo rimasti colpiti dalla dedizione del gruppo nel migliorare i rapporti tra le persone di tutte le fedi.
Nel corso del tempo siamo stati invitati a cena da tre diverse famiglie musulmane e abbiamo fatto un pasto all’aperto nella nostra casa sul lago per un’altra famiglia. Mary Jane è entrata a far parte di un gruppo femminile di cristiane e musulmane che si riuniva una volta al mese e condividevano la loro fede e la vita quotidiana. Un sacerdote della nostra diocesi ci ha contattato e siamo stati invitati a una moschea a Paterson, quindi i rapporti hanno iniziato a espandersi.

In una riunione congiunta presso la chiesa presbiteriana di Dover, Mary Jane ha letto alcuni estratti del discorso della fondarice del Movimento dei Focolari Chiara Lubich alla moschea di Malcolm Shabazz ad Harlem nel 1997. Dopodiché un imam l’ha salutata con un grande sorriso e le ha chiesto una copia del discorso. Era ovvio che era stato toccato dalle parole di Chiara. Sono arrivata altre occasioni: abbiamo tenuto un corso di Islam nella nostra parrocchia, e c’era un corso sul cristianesimo in una moschea vicina tenuto da un prete che conoscevamo.

Infine, abbiamo letto il libro di Eboo Patel, “Building the Interfaith Youth Movement: Beyond Dialogue to Action”, sul suo lavoro con persone di diverse religioni. Stavamo pensando che avremmo dovuto fare qualcosa per i giovani… e quindi abbiamo tenuto un Forum Giovanile Interreligioso presso la nostra chiesa. C’erano giovani di due moschee, delle chiese locali cattoliche, metodiste e presbiteriane e alcuni giovani dei Focolari. Con circa 30 adulti e 30 giovani, per lo più in età scuole superiori, abbiamo ascoltato le letture delle Scritture di ogni fede, insieme a giochi interattivi, e abbiamo condiviso sulle fede nella nostra vita. Una volta che conosci i credenti delle altre religioni hai meno probabilità di generalizzare o credere che gli stereotipi siano veri.
Noi crediamo che Dio mostra sempre dove andare… e da dove cominciare, che si tratti di una tazza di caffè o di una chiacchierata in fila al supermercato.

— Mary Jane e Jim Milway, New Jersey

Fonte: LivingCityMagazine.com


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