United World Project

Workshop

Stars from scars in Camerun

 
3 Aprile 2020   |   Camerun, Lavoro sociale, Stars from Scars
 

L’impegno di una giovane ambasciatrice del mondo unito a Yaoundé, in Camerun, con i ragazzi che vivono per strada, anche al tempo del Coronavirus.

Mabih ha 36 anni e vive con la sua famiglia a Yaoundé, la capitale del Camerun. A settembre 2019, ha partecipato alla prima scuola per ambasciatori del mondo unito che si è tenuta a Parigi, promossa dall’ONG New Humanity. Una scuola orientata all’approfondimento del ruolo delle istituzioni internazionali, delle ONG e dei valori di pace e fraternità universale che ispirano l’azione internazionale di New Humanity, a cui hanno partecipato giovani provenienti da varie parti del mondo.

«Dopo la scuola di Parigi, lo scorso settembre 2019, siamo tornati a casa con il grande desiderio di accendere lo stesso fuoco anche nei nostri rispettivi Paesi. E anche qui, in Camerun, abbiamo lanciato lo stesso programma, coinvolgendo giovani di culture e religioni diverse. L’idea è stata immediatamente fatta propria da tutti, e ci siamo messi in azione!».

Il programma dei giovani ambasciatori del mondo unito è continuato nei mesi successivi, con una serie di appuntamenti on-line che hanno permesso l’aggiornamento della vita nei rispettivi paesi, la condivisione, la raccolta di buone pratiche e la proposta di impegnarsi personalmente in un progetto di lunga durata.

«Io ho aderito ad un’iniziativa già esistente, promossa da uno degli ambasciatori che ho coinvolto in Camerun. Si chiama “Stars from scars” (Stelle dalle cicatrici) ed è un’organizzazione no-profit la cui missione è quella di migliorare la vita dei bambini di strada, recuperandoli, valorizzando le loro potenzialità e reintegrandoli nella società». E aggiunge Mabih: «In Camerun, negli ultimi anni, il loro numero è cresciuto a causa della crisi e dei conflitti».

L’associazione “Stars from scars”, spiega Mabih, ha il permesso delle autorità competenti per operare con i minori: «Sentiamo che questi bambini sono una nostra responsabilità. Sono i “senza voce” che volevamo incontrare appena usciti dalla formazione di Parigi. Sentiamo che il nostro primo scopo non è portare doni o cibo ma costruire rapporti». Naturalmente, non mancano gli aiuti, anche alimentari: «Una volta, abbiamo preparato 350 pacchetti con il cibo ma giunti lì i ragazzi erano più del previsto, e non sono bastati! Indipendentemente da questo, abbiamo cominciato un rapporto fraterno, molto concreto. Così, abbiamo scoperto che non andiamo lì solo per amarli o per dare ma anche per ricevere da loro, perché tutto è reciproco. A volte, pensiamo che la mancanza di una casa significhi povertà, ma non è vero, perché lì incontriamo persone felici e piene di speranza».

Con la pandemia da Coronavirus, Mabih e gli amici di “Scars from scars” hanno messo in campo un’altra iniziativa: «Abbiamo pensato anche alla loro sicurezza, perché loro che vivono ai margini della società sono più vulnerabili. Abbiamo raccolto gel per le mani, disinfettanti e altre sostanze fondamentali in questo periodo. Per non radunarli in un gruppo troppo grande e rispettare le misure igienico-sanitarie, abbiamo chiamato alcuni dei loro leader e li abbiamo formati all’uso dei disinfettanti e come distribuirle tra i bambini».

E ora, come andare avanti in questa amicizia? «Crediamo che non ci siano programmi preconfezionati da seguire ma che solo nell’amore quotidiano verso di loro capiremo il prossimo passo. Avevamo pensato di vivere con loro la Settimana Mondo Unito quest’anno ma la crisi del Coronavirus è arrivata a dirci “no”. Nonostante questo, pur avendo fermato tutte le attività con loro, fino a nuovo avviso, abbiamo ben chiaro che noi abbiamo l’antivirus della fraternità, e che nessun virus può impedirci di amare! ».


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