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Dal Senegal all’Italia: la carovana del cinema che sfida la mafia | Cinemovel Foundation

Il cinema contro le mafie. Il cinema per la giustizia e per la libertà delle persone. Da due decenni è questo il lavoro portato avanti con passione da Cinemovel Foundation attraverso il festival itinerante Libero Cinema in Libera Terra.
Se c’è un modo nobile, esemplare di adoperare il cinema… è quello di Cinemovel Foundation, creata da Elisabetta Antognoni e Nello Ferrieri. La sua mission? Offrire il cinema a chi non ce l’ha più, o non ce l’ha mai avuto. Cinemovel glielo porta, glielo costruisce con un gesto simbolico e concreto, perché sui teli bianchi issati con tenacia e spirito comunitario su e giù per l’Italia (e non solo), scorrono film di valore e si costruiscono relazioni.
Il viaggio nelle origini di Io Capitano
Un momento speciale dell’iniziativa che quest’anno ha vissuto la sua ventesima edizione, è stato vissuto nella primavera del 2024, quando la carovana di Cinemovel è volata in Senegal, per portare il film Io Capitano, di Matteo Garrone (qui la nostra recensione) nei luoghi da cui partono i protagonisti per cercare futuro in Europa.
È stato un viaggio nel Paese africano, con proiezioni e dibattiti, incontri e riflessioni condivise. Un progetto emozionante, formativo, approvato dal regista stesso. Un ritorno alle origini di Io capitano, con una comitiva di cui hanno fatto parte anche Seydou Sarr, lo straordinario protagonista del film, Moustapha Fall, altro personaggio del racconto, e Mamadou Kouassi, che ha ispirato parte della storia.

Il viaggio raccontato in un documentario
Tutti hanno risposto con passione alla proposta di Cinemovel e hanno fatto interagire le loro parole con quelle degli spettatori dopo le proiezioni. Tanti i pensieri potenti, le frasi incisive, molte delle quali raccolte nel documentario che ha riassunto questa straordinaria avventura: Allacciate le cinture, il viaggio di Io capitano in Senegal, di Tommaso Merighi, disponibile su Raiplay.
È un reportage appassionato con le testimonianze di chi ha affrontato il viaggio, di chi cerca speranza e di chi, grazie al film, spesso visto per la prima volta attraverso Cinemovel, ha capito meglio i pericoli di una simile avventura.
Le parole di Seydou Sarr
Lo stesso Seydou Sarr, in un frammento di Allacciate le cinture, racconta la sua emozione per il passaggio della carovana a Thies, città dove è cresciuto. “Non c’è il cinema –spiega – e proiettare il film qui nelle scuole è un enorme piacere”. “Il regista lo ha realizzato –prosegue Seydou- per mostrare quello che succede davvero nel deserto”. C’è “esattamente la realtà”, per questo è “un film di grande importanza per noi”.
Seydou si dice “orgoglioso di rappresentare coloro che non hanno voce” e ricorda l’incontro, in Marocco, coi migranti bloccati durante il viaggio della speranza. Garrone li ha ingaggiati per il film e tra loro c’erano “senegalesi e ivoriani”. I loro racconti, ricorda il protagonista, “mi hanno motivato ancora di più”.
Un viaggio che parte da lontano e arriva a Libero Cinema in Libera Terra
La storia di Cinemovel parte da lontano: da un viaggio in Africa alla fine degli anni Novanta compiuto da Elisabetta Antognoni e Nello Ferrieri. Da lì l’idea di organizzare un cinema itinerante nei villaggi africani, insieme a campagne di comunicazione sociale e sanitaria. Mozambico, Marocco, Senegal, Tunisia, persino Brasile, i paesi allora attraversati.
Lentamente prese forma, nel 2006, la storia di Libero Cinema in Libera Terra, anche attraverso l’incontro con le cooperative Libera Terra e Libera. Si tratta di un festival di cinema itinerante contro le mafie, il più longevo d’Italia, attraverso lo strumento del cinema.
Ogni estate, riparte il furgone di Libero Cinema in giro per l’Italia, coi suoi film e i suoi messaggi nelle piazze, nei parchi, negli spazi confiscati alle mafie e restituiti alla comunità.

Da Portella della Ginestra a Tor Bella Monaca
La prima edizione di Libero Cinema (promosso da Cinemovel Foundation e Libera) si svolse a Portella della Ginestra: qui il 1° maggio 1947 una strage mafiosa provocò la morte di undici persone. Da allora Cinemovel e Libero Cinema non si sono più fermati. 128 i comuni raggiunti, 16 le regioni attraversate, quasi 170.000 i chilometri percorsi, 197 i film proiettati. Oltre cento le associazioni locali coinvolte.
Tra le città di quest’anno, Ventimiglia: spazio di confine tra Italia e Francia, terra forzata per migranti. Poi Catania, col suo porto dove è stato ricordato il commissario Beppe Montana, ucciso da Cosa Nostra nel 1985. Fino a Tor Bella Monaca: uno dei quartieri più difficili di Roma, in occasione della ricorrenza della strage di via D’Amelio, il 19 luglio scorso.
Tra le proposte di questa edizione, oltre al documentario Allacciate le cinture, lo spettacolo Mafia Liquida, il cinema disegnato dal vivo con Vito Baroncini alla lavagna luminosa, e i film Il giudice e il boss, di Pasquale Scimeca; No Other Land, di Yuval Abraham e Basel Adra, vincitore dell’Oscar 2025 come miglior documentario; Un mondo a parte, di Riccardo Milani; La storia del Frank e della Nina, di Paola Randi; C’è ancora domani, di Paola Cortellesi.
Insieme per costruire la comunità con “la forza del noi”
Libero Cinema parla a pubblici diversi con linguaggi e generi diversi, nel fertile crocevia di cultura, semplicità, memoria, tenacia, riscatto e attualità, che forma l’identità di Cinemovel.
Schermi dove c’è stata ingiustizia, dove c’era abbandono. Libertà dove le mafie avevano portato terrore, nei beni confiscati alla criminalità, negli spazi dimenticati.
È una storia piena di luce, non solo per i numeri, certamente confortanti, ma per la continua messa in moto di socialità sana, per la costruzione di una comunità con l’umano al centro. “Il festival non è mai stato un evento da consumare -scrivono i protagonisti di Libero Cinema- ma un processo da vivere: ogni tappa è costruita insieme a presidi di Libera, cooperative sociali, amministrazioni, parrocchie, scuole, cittadini. In questi vent’anni ha raccontato storie di resistenza civile, di lotta alla corruzione, di alternativa possibile, sempre con uno sguardo rivolto ai più giovani, per nutrire consapevolezza e immaginazione”.
“Come scriveva Paolo Borsellino -leggiamo ancora- ´la cultura mafiosa può essere sconfitta solo da una cultura della legalità´. Libero Cinema, da vent’anni, percorre questa strada. Con uno schermo montato sotto le stelle. E con la forza del noi”.

