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Giorgio La Pira: il sindaco di Firenze che fu povero con i poveri

 
17 Ottobre 2025   |   Italia, Politica,
 
Giorgio La Pira con l'abbaye Pierre - Conferenza Internazionale F.A.O. - Roma 1963
Giorgio La Pira con l’abbaye Pierre – Conferenza Internazionale F.A.O. – Roma 1963

Giorgio La Pira è stato un politico diverso, credente, povero tra i poveri e convinto che la politica potesse essere una forma di carità. Maurizio Certini, vicepresidente della Fondazione che porta il suo nome, ripercorre la vita e il lascito di Giorgio La Pira.

Giorgio La Pira è stato un politico un uomo di grande spessore. Professore di Diritto Romano, ha fatto parte dell’Assemblea costituente che ha scritto la Costituzione italiana, è stato tre volte sindaco di Firenze e deputato. Per i valori incarnati lungo la sua vita, per le azioni svolte, può essere ancora oggi un faro per le nuove generazioni.

Per questo proviamo a costruire un ritratto di Giorgio La Pira con l’aiuto di Maurizio Certini, vicepresidente della Fondazione La Pira, che ha sede a Firenze.

Quanto spazio ha dedicato Giorgio La Pira al prossimo fragile?

I poveri erano al centro della sua vita. I poveri di Firenze erano la sua famiglia, perché era povero insieme a loro. La Pira fa una scelta di povertà radicale, simile a quella di San Francesco. Condivide sempre tutti i suoi beni perché considera la povertà un valore evangelico, se liberamente scelta. Considera il Vangelo come libro dei poveri e testo di socialità umana, ma sarà anche il suo riferimento costante nell’impegno in politica. Vede nel povero un altro Cristo e nella patologia del sistema economico la grave responsabilità dell’indigenza e interviene, facendo politica, per amore.

La Pira a vent’anni ebbe una conversione religiosa…

Ci sono appunti molto belli scritti da La Pira a 20 anni, nella Pasqua del ‘24. Sono le parole di un giovane innamorato, di un «esploratore del paradiso», come lo definisce Dossetti, suo compagno alla Costituente, che paragonerà questa sua intensa, esperienza mistica, a quella di Francesco d’Assisi a San Damiano. La Pira vi arriva attraverso un percorso di studio e riflessione accompagnato dai suoi insegnanti. In particolare, da quello di lettere. Incontra, come dice lui stesso, «Gesù, il Maestro» e lo segue in modo radicale per tutta la sua vita di studioso, di docente, di sindaco povero coi poveri.

Com’è stata la vita di La Pira prima di allora?

Nasce nel 1904 a Pozzallo, un borgo di pescatori del sud della Sicilia e cresce a Messina, in un ambiente anticlericale, è toccato dal futurismo di Marinetti. Ma anche in questo contesto non gli manca la sensibilità sociale. Lo dimostra l’attenzione ai baraccati nella periferia di Messina dopo il terremoto del 1908. La Pira porta loro aiuto, gioca coi bambini.

Cosa accade quando arriva a Firenze?

Arriva nel 1926, da studente, chiamato dal suo professore: l’eminente romanista Emilio Betti. Qui La Pira prepara la sua tesi e si lega a Firenze, insegnando all’università, impegnandosi nella cura dei poveri con la San Vincenzo De Paoli. Dopo un breve periodo come Sottosegretario al lavoro, sarà sindaco (dal 1951 al 1965). Darà un volto nuovo alla città pesantemente ferita dalla guerra, avendo nel cuore 5 obiettivi: per tutti il lavoro, la casa, la salute, la scuola, uno spazio per pregare.

Qual è la strada che lo porta alla politica?

A Firenze approfondisce il pensiero di San Tommaso e ne fa propria la dimensione politica, mettendo sempre al centro la persona umana e la dignità di ogni uomo e donna, gli ultimi in primo luogo. Recupera, seguendo l’insegnamento dell’amico papa Paolo VI, la dimensione della politica come espressione più alta della Carità. Nel 1934 fonda la Messa del povero, tutt’ora esistente a Firenze e vede nell’Eucarestia la vetta, il centro della dimensione relazionale. Fonda la Comunità di San Procolo, che unisce poveri e ricchi coinvolgendo i giovani. Non c’è nulla di paternalistico nell’atteggiamento di La Pira, perché La Pira è povero coi poveri. La domenica starà sempre coi poveri; li aiuta, li informa sui temi politici e internazionali. In cambio chiede loro preghiere, convinto che tutti abbiano qualcosa da donare.

Giorgo La Pira (Rabat, 10.07.1957)
Giorgo La Pira (Rabat, 10.07.1957)

Come si muove durante il Fascismo?

Nel 1938, vengono emanate le leggi razziali. Si stabilisce che alcuni cittadini non sono più tali. Non hanno più i diritti degli altri. Un amico e collega di La Pira, il Prof. Cammeo, viene estromesso dall’università perché ebreo.

Lui come reagisce?

Non imbraccia il fucile, ma scrive: nel gennaio del 1939 crea un Supplemento alla rivista dei Domenicani di San Marco Vita cristiana: una pubblicazione mensile che non accusa nessuno, ma che si oppone nettamente alla dottrina e alla prassi del fascismo. Lo chiama “Principi”.

Cosa si legge dentro “Principi”?

Recupera gli scritti della classicità, pagine della Bibbia, dei padri della Chiesa. Parla della centralità della persona umana, della sua dignità, della libertà, dell’uguaglianza, della solidarietà, della giustizia e della pace come meta definitiva dell’umanità. Parla del lavoro, dei diritti sociali e dello Stato come loro garante. Spiega l’illegittimità della guerra. In seguito all’invasione della Polonia da parte della Germania nazista, nel numero di settembre 1939 pubblicherà un articolo durissimo. La rivista andrà avanti fino al 1940, quando sarà soppressa dai fascisti.

Lì cosa succede?

La Pira è controllato dai fascisti, ma ciò nonostante continua a muoversi a parlare in tanti luoghi, finché non sarà costretto a nascondersi per poi fuggire a Roma, ospite dell’amico mons. Montini (futuro papa Paolo VI). A Roma incontra altri intellettuali riparati nella capitale, come Calamandrei. E incontrerà anche Igino Giordani, col quale svilupperà una particolare sintonia. Nel 1945 pubblicherà una sua opera fondamentale: La nostra vocazione sociale.

Cosa ne è di “Principi”?

Rimane un’operazione culturale eccezionale, perché in quella rivista si ritrovano i “principi” della nostra carta costituzionale.

Finita la guerra, La Pira torna a Firenze?

Vi torna molto prima. La Pira freme. Rientra non appena gli alleati lo fanno passare perché Firenze è stata liberata e la guerra continua spostandosi lentamente verso il nord Italia. E’ il 2 settembre del 1944. Gli vengono conferiti ruoli per la cura dei poveri, visto che li conosce tutti. Viene nominato presidente dell’ECA, l’Ente Comunale Assistenza. Nel frattempo, entra a far parte dell’Assemblea che lavora per redigere la nuova Costituzione, dove avrà un ruolo chiave nella redazione dei Principi Fondamentali.

Quei principi che ritornano…

L’articolo 2 è tutto di La Pira, come parte dell’articolo 1. L’articolo 3, fino all’articolo 11: sull’Italia che ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali. La Pira si era già preparato.

Giorgio La Pira (Crediti: Maurizio Certini)
Giorgio La Pira (Crediti: Maurizio Certini)

Sono anni intensi…

Un giorno a Roma per lavorare alla Costituzione. Quello dopo a Firenze per aiutare i poveri.

Teoria e pratica, parola e gesto

Nel saggio La nostra vocazione sociale scrive così: «Non basta la vita interiore. Bisogna che questa vita si costruisca nei canali esterni destinati a farla circolare nella città dell’uomo. Bisogna trasformare la società. Occorre camminare con Gesù per le strade del mondo».

La Pira tiene sempre insieme spiritualità e politica?

Porta tutto questo anche nell’esperienza di sottosegretario al lavoro nel primo governo De Gasperi, dove incontra il tema della disoccupazione e lo studia. Nel 1950 pubblica L’attesa della povera gente dove esprime la sua visione economica, ed è premessa delle sue scelte intransigenti e lungimiranti compiute a Firenze come Sindaco per la difesa del diritto al lavoro (che non può essere sopraffatto dal meccanismo del profitto a favore di pochi). La Pira ha chiaro l’articolo 1 della Carta costituzionale: «L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro».  Ma la sua azione non si ferma alla buona amministrazione della città. Cambia l’azione politica del sindaco, promuovendo Firenze sul piano internazionale, come città operatrice di pace. Lo fa lanciando gemellaggi tra città con lo slogan “unire le città per unire il mondo”, attraverso importantissimi convegni internazionale per il dialogo mediterraneo, che vedeva come un mare che unisse popoli fratelli (ebrei, musulmani, cristiani), con azioni di pace tra Est e Ovest, con la promozione dei “popoli nuovi” che stavano uscendo dai regimi coloniali, con proposte per il disarmo. In piena Guerra Fredda, offre spazi per la diplomazia. Avvia percorsi che danno vita a importati negoziati e accordi internazionali. La sua corrispondenza coi grandi della Terra è immensa e con le sue lettere ai papi, fu precursore di aspetti nuovi che entreranno a far parte del Concilio Vaticano Secondo.

Come si integrano cristianesimo e pace in La Pira?

Il suo cristianesimo è ben radicato in una fede che vede la permanente azione di Dio per la vita del mondo. Questo gli fa cogliere il senso ultimo della Storia, il cui corso è orientato verso la foce, come fa un fiume con le sue anse, i suoi ritorni indietro. Si muove verso il mare, rappresentato dalla pace. La sua è una fede non ideologica. È concreta, lungimirante. È la fede di un uomo libero, mosso da un’istanza spirituale che ha tagliato ogni legame col potere.

Non quello con i poveri…

Sempre in La nostra vocazione sociale, La Pira scrive: «Non posso essere indifferente, al fatto che i miei fratelli siano costretti a vivere in un regime economico che contraddice la loro natura di uomini, in un regime giuridico o politico che viola i loro fondamentali diritti umani».

I poveri come fratelli…

Il concetto di fraternità è molto presente in La Pira, che era terziario domenicano e anche francescano. Lo associa molto a Papa Francesco.

Possiamo dire, che La Pira riempie il concetto di politica di tante cose meravigliose?

Sulla politica scrive: «La mia vocazione è una sola, strutturale. Non ho mai voluto essere né sindaco né deputato o sottosegretario. Ma non si dica quella frase poco seria, che la politica è cosa brutta. L’impegno politico, votato alla costruzione cristianamente ispirata della società, in tutti i suoi ordinamenti, a cominciare da quello economico, è impegno di umanità e santità».

Qual è un’altra parola chiave, ancora oggi preziosa, per La Pira?

La Pira è noto come “profeta della Speranza”.  Ripeteva spesso la locuzione paolina di Spes contra spem (sperare oltre ogni speranza). Aveva anche chiaro come Sant’Agostino definisca la Speranza, una virtù che ha due gambe: la rabbia (per le cose che non vanno) e il coraggio (di cambiarle). La Pira pregava, studiava la realtà e interveniva, operando sempre per unire.

Quanto è importante che i giovani oggi conoscano Giorgio La Pira?

La Pira è un personaggio gigantesco. La sua azione è stata vasta e il suo pensiero ha esplorato vari campi. Ha molto da dire alla nostra e alle generazioni future. Basta leggere i suoi scritti per capire quanto siano attuali. Essendo uomo del Novecento, forse il suo linguaggio può sembrare datato, ma La Pira arriva lo stesso al cuore e alla mente in modo immediato. Sapeva parlare ai giovani. Durante il ’68 era uno dei pochi professori che gli studenti ascoltavano. Perché offriva loro prospettive e insieme a loro sapeva guardare il futuro. La Pira sognava coi giovani e questa sua capacità di afferrare un sogno li conquista anche oggi. Tutto il suo pensiero è molto attuale. La Pira era un sognatore-realista. Spiega che la pace conviene. E che la guerra, entrati nell’era atomica è divenuta “impossibile”perché dopo Hiroshima si rischia l’autodistruzione dell’umanità. Nel suo Il sentiero d’Isaia, una raccolta di scritti e discorsi dal 1965 al 1977, ripubblicato con la prefazione di Mikahil Gorbaciov, spiega con chiarezza come l’unica via possibile per la pace sia la via politica, il negoziato globale e il disarmo, a incominciare da quello atomico. Conclusa l’esperienza di Sindaco nel 1965, come presidente della Federazione mondiale delle città unte, s’impegnerà con rigore per la costruzione della pace, fino al suo Sabato senza vespri (5 novembre 1977).

www.fondazionelapira.org

www.centrointernazionalelapira.it

www.operalapira.it

Per approfondimenti, Spinoso-Turrini “Capitoli di una vita”, pdf gratuito: https://books.fupress.com/catalogue/giorgio-la-pira-i-capitoli-di-una-vita/4870


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