United World Project

Workshop

Cambia il mondo che cambia

 
4 Novembre 2019   |   Italia, Cultura, Y4UW
 

Il 26 e 27 ottobre si è tenuto, presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (Rm), un incontro per giovani dal titolo “Cambia il mondo che cambia” che aveva come sottotitolo “Sperimentare oltre le discipline e le professioni”. Tra gli argomenti affrontati in maniera interdisciplinare: povertà, legalità, sostegno ambientale e giustizia. Lo scopriamo nel racconto di Giulia Pungiglione, tra i giovani organizzatori dell’evento.

Di Giulia Pongiglione.

È stato una sfida sotto vari punti di vista, un evento con lo scopo di condividere gioie e difficoltà di chi cerca di cambiare “il mondo che cambia”. La sfida era vivere un week-end: intergenerazionale, internazionale, ispirato e guidato dalla volontà di cambiare il mondo e interdisciplinare, per poter dare soluzioni integrali e collettive ai problemi.

L’appuntamento era per sabato mattina, ore 9, al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo, e il weekend è stato un susseguirsi di spunti in sala, lavori di gruppo, stand espositivi e workshop.

Il sabato mattina alcuni changemakers di varie parti del mondo hanno svegliato la platea raccontando le proprie storie di cambiamento, più o meno ordinarie. Tra loro Arthur, congolese, che ha deciso di servire il suo popolo attraverso il suo lavoro di ginecologo e che ha raccontato: “i miei colleghi che hanno lasciato il paese mi hanno chiesto di occuparmi delle loro mogli durante le gravidanze”. Arthur gira tutto il paese per cercare di ridurre la mortalità delle donne e dei bambini, attraverso formazioni sulle condizioni medico-igieniche più adatte e sicure.

Poi, c’è stato il primo lavoro di gruppo, in cui è stato possibile condividere le proprie aspirazioni e le difficoltà che si sono incontrate nel proprio lavoro o nella propria passione, quando si è cercato di agire per un cambiamento. I gruppi, composti da partecipanti di diverse età, provenienze geografiche e disciplinari, hanno permesso di sperimentare in prima persona quanto la diversità possa essere fonte di ricchezza.

Le condivisioni sono state intense, arricchite da ringraziamenti ed incoraggiamenti reciproci.

Nel pomeriggio è stata fatta un’esperienza “peripatetica”: come gli antichi filosofi, i partecipanti sono stati invitati a camminare tra stand espositivi e workshop, per mettersi alla prova, conoscere progetti di cambiamento e allargare le proprie reti di contatti. Il pomeriggio è proseguito con la presentazione dello United World Project e dei Pathways e dell’evento The Economy of Francesco. La giornata si è chiusa con lo spettacolo il Kyoto fisso, che tratta con profondità e leggerezza il tema del cambiamento climatico.

La domenica mattina sono stati toccati i temi dell’interdisciplinarietà e i legami tra le materie. Attraverso i lavori di gruppo, ad ogni partecipante è stato chiesto come la propria disciplina o passione interpreti il tema della povertà, quali siano le criticità ad essa connesse e le possibili soluzioni. L’obiettivo finale era quello di formare una ragnatela tra i membri del gruppo, chiedendo ognuno l’aiuto di un’altra disciplina per risolvere insieme la problematica in questione. Così facendo, i membri del gruppo si sono trovati legati in una ragnatela simbolica, rendendosi conto di quanto sia importante avere uno sguardo ampio e competenze diverse per poter progettare soluzioni efficaci e costruire progetti comuni di cambiamento.

L’ultimo contributo è stata una tavola rotonda sulla tutela ambientale, anch’essa affrontata da varie discipline, come architettura, sport, sociologia ed ecologia. Ad esempio, l’architetto ci ha mostrato come la sua disciplina si stia interrogando sulle questioni ambientali, costruendo in modo più ecologico, come nel caso del Bosco Verticale di Milano o della città di Liuzhou in Cina, che dovrebbe ospitare mezzo milione di persone.

Durante i due giorni, c’era anche a disposizione un’agenda del cambiamento: un grande planisfero in cui si potevano segnare i futuri appuntamenti nelle varie parti del mondo, in modo da rendere concreto il desiderio di essere partecipi dei cambiamenti che il mondo vive.

Gli adulti erano in generale grati per la presenza dei giovani e incuriositi dal fatto che siano stati loro a organizzare l’evento. Dicevano che ascoltarli ha dato loro nuova speranza, cosa che anche i giovani hanno curiosamente detto ascoltando gli adulti. Molti hanno notato come sia raro avere lo spazio per confrontarsi con persone di altre generazioni, discipline, con storie di vita molto diverse tra loro e quanto questo possa essere arricchente. Alcuni l’hanno definito “generazioni (ma potremmo anche dire discipline e popoli) in dialogo per il bene comune“.

Ilaria, una ragazza italiana, che partecipava per la prima volta ad un incontro di questo tipo, ha scritto a fine evento: “belli questi due giorni intensi dove si riscopre quanto sia importante allargare il nostro sguardo”.

Un adulto dell’Argentina ha condiviso alla fine dell’evento: “mi sembra fondamentale la relazione con i giovani, per poter capire le loro strutture di pensiero e da quale punto ognuno parta per arrivare a conclusioni comuni. Dobbiamo continuare a percorre questo cammino insieme”.

Un giovane brasiliano ha detto: “è stato un momento molto importante per me, specialmente per il contesto attuale del mondo. Abbiamo potuto condividere le nostre esperienze, a partire da quello che l’altro sta vivendo e abbiamo nuove speranze per continuare a cambiare il nostro contesto”.

“È stato molto arricchente vedere quanto ognuno di noi, nel nostro piccolo, stia cercando di fare quello che pensa giusto. Vedo che siamo tanti e che cerchiamo di fare tanto per cambiare il mondo”, ha condiviso Prisca, una giovane del Madagascar, parte attiva del progetto Together for a new Africa.

Ania, un’altra giovane, ma questa volta polacca, ha detto: “il mondo cambia e vogliamo essere parte di questo cambiamento. Abbiamo diverse età, provenienze, discipline, ma vogliamo migliorare il mondo insieme”.

Tanti, alla fine di questo weekend, hanno espresso nuovamente la propria intenzione di contribuire a cambiare il mondo, in modo concreto e accogliendo l’invito di un giovane, che ha citato le parole del Dalai Lama: “ero intelligente e volevo cambiare il mondo, ora sono saggio e voglio cambiare me stesso“. E adesso, al lavoro!

 

Foto di Clara Anicito

  • by Clara Anicito

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