United World Project

Workshop

“Hombre Mundo”, l’uomo-mondo dei cantieri dei Ragazzi per l’Unità

 
14 Settembre 2017   |   , ,
 

Guardando il mondo dalla prospettiva che ci dà il United World Project, che è anche un osservatorio permanente ed internazionale che ricerca e promuove “azioni fraterne di singoli, gruppi e popoli”, ci siamo accorti che quest’estate, la nostra Terra è stata costellata e avvolta da innumerevoli azioni per la promozione di una cultura di fraternità. Promotori di queste iniziative sono stati moltissimi giovani e ragazzi che, attraverso varie forme di cantieri di lavoro si sono impegnati per risanare le ferite delle periferie del nostro pianeta.

Abbiamo già raccontato qualcosa di alcuni cantieri promossi in Italia (Roma e Siracusa) dai Giovani del Movimento dei Focolari. Qui, vorremo tentare una sintesi dei cantieri di lavoro “Hombre Mundo” vissuti dai Ragazzi per l’Unità nel mondo.

Chiara Lubich scriveva:“L’uomo di domani, la persona di domani è l’uomo dell’unità. L’uomo, che noi abbiamo chiamato, l’uomo-mondo, un uomo che riesce a portare nel suo cuore i tesori che donano gli altri di tutti i continenti e che riesce a dare i suoi tesori a tutti gli altri. L’uomo di domani è l’uomo dell’unità, è l’uomo-mondo”.

Con questa visione dell’uomo, durante il mese di luglio, in molte città dell’Europa dell’Est, dell’Italia, del Centro e Sud America, del Medio Oriente e in Africa, si sono svolti circa 50 cantieri Hombre Mundo. È stata una vera e propria mobilitazione di diverse migliaia di ragazzi, appartenenti a 49 nazioni diverse. Lo scopo dell’azione “Hombre Mundo 2017” era colorare, attraverso azioni concrete di fraternità, i luoghi più “grigi” dei quartieri delle città, quelli dove maggiore è la povertà, la solitudine o l’emarginazione, per contribuire a trasformarli sempre più in luoghi che possano essere “casa per tutti”. Anche Papa Francesco, ha voluto accompagnare l’esperienza, ricordandoli durante l’Angelus di domenica 23 luglio: “Il mio pensiero e il mio incoraggiamento va ai ragazzi partecipanti al “Cantiere Hombre Mundo”, che sono impegnati a testimoniare la gioia del Vangelo nelle periferie più disagiate dei vari Continenti”. E allora, andiamo a scoprire i “frammenti di fraternità” frutto dei cantieri Hombre Mundo in tutto il mondo.

Paztún, Guatemala

Il cantiere Hombre Mundo del Centro America si è svolto a Paztún, zona Maya Kaqchikel, in Guatemala. Ha coinvolto circa 160 ragazzi provenienti da: Panama, Costa Rica, Honduras, El Salvador e Guatemala. Per la prima volta, dopo la fruttuosa esperienza di Run4unity, ha partecipato anche una rappresentanza dell’etnia Quiché, di Santa Lucia Utatlán.

Qui, i Ragazzi per l’unità hanno chiesto al Sindaco di Paztún di identificare il problema più grande della sua municipalità. Lui ha risposto che era l’eccessiva deforestazione che provoca frane durante la stagione delle piogge. Così, durante il Cantiere sono stati piantati 1000 abeti, in un ettaro di terra di proprietà del municipio che ha donato anche gli alberi e la pulizia del terreno.

Per “amare la patria dell’altro come la propria”, i ragazzi del cantiere Hombre Mundo hanno partecipato con canti e danze alla Notte della cultura di Paztún.

Cono Sud

Quando si parla di “Cono Sud” si intende la regione geografica che comprende i paesi del Sud America che si trovano al di sotto del Tropico del Capricorno (ovvero, Argentina, Uruguay, Paraguay, Cile). Qui, il cantiere è stato chiamato “Intercambio Solidario: Laboratorio Hombre Mundo”. L’idea era quella di condividere l’esperienza della vita delle varie comunità e delle azioni solidali che già sono attive sul posto. Un progetto che ha voluto far crescere il senso di famiglia, la conoscenza reciproca e anche la consapevolezza dell’identità di “uomo latinoamericano”, necessaria per ri-valorizzare le ricchezze dei popoli di questo continente. Quattro i Laboratori di Interscambio realizzati in:

Cile, dove è stato possibile partecipare ad un campeggio con attività solidali;

Paraguay, dove si sono svolti workshop tematici, presso la comunità indigena Guaraní e nel quartiere di San Miguel.

Uruguay, dove si è collaborato con i ragazzi del centro comunitario “Nueva Vida”.

Argentina, dove sono state animate delle visite presso le scuole e il ricovero per anziani della comunità della Isla Margarita nel Delta del Tigre.

Egitto

Sono arrivate notizie anche dall’Egitto, dove il Cantiere Hombre Mundo aveva come sottotitolo “Coloriamo la città”. Si è svolto vicino a Sohag (Komb Ghareb), città dell’Egitto centrale, situata sulla riva occidentale del Nilo. Qui, si sono fatte azioni nella città (giochi con i bambini, attività con gli adulti…)per “colorarla” con l’amore.

Est Europa

Il titolo dei cantieri era “Head Hands Heart”. La prima settimana si è svolta in Croazia, Polonia e Serbia con 660 ragazzi, la seconda, in tutti i Paesi dell’Est, con moltissimi altri adolescenti che si sono aggiunti nelle varie città.

• A Škofja Loka, nella Slovenia occidentale, i ragazzi di Torino e del posto sono andati in un parco per incontrare i senza tetto. Uno di loro, proprio quel giorno compiva 50 anni. I dolci che i ragazzi avevano portato sembravano fatti apposta per lui, così come la festa con canti e balli che gli hanno subito improvvisato! Ci hanno scritto:«Ci ha raccontato tutta la sua vita e ha voluto che tutti lasciassimo la nostra firma per lui su di una cartolina. È stato un momento commovente, sacro».

• A Vilnius, in Lituania, 50 ragazzi, sia lituani che svizzeri, hanno lavorato insieme per grattare e ridipingere 40 metri di recinto di ferro. Un’impresa portata avanti con molta gioia, tanto da incuriosire anche la popolazione locale e attirare i giornalisti! Poi, hanno abbattuto alcuni alberi attorno ad una parrocchia e visitato una casa di cura per persone con disagio psichico. Scrivono a questo proposito:«La direttrice, congedandoci, ha espresso la sua gratitudine e il suo grande stupore, vedendo come un giovane malato, in genere assolutamente apatico e assente, restio ad ogni stimolo, si è trasformato: con meraviglia, l’ha visto alzarsi dalla sua sedia e danzare, giocare con noi, tutto il pomeriggio!». Poi, in un villaggio etnografico, hanno lavorato con alcuni restauratori al recupero delle porte di un’antica chiesetta.

• A Bratislava, in Slovacchia, ragazzi tedeschi e slovacchi hanno svolto, tra l’altro, un’azione di pulizia sulle rive del Danubio. Hanno raccolto 600 kg di spazzatura, ma non è questo che li ha maggiormente impressionati, lo shock è stato vedere in che condizioni degradanti e disumane dormono i senza tetto. Proprio loro, ai quali avevano offerto un buon gulasch per pranzo.

• In Croazia le ragazze della Terra Santa hanno presentato il Cantiere e il Time out alla Sindaca di Osijek. Scrivono:«Dopo averci ascoltate attentamente era molto commossa e tra le lacrime ha detto:«Non posso non condividere le vostre idee”, ha voluto regalarci l’entrata alla piscina! C’erano giornalisti della TV e della Radio nazionale che ci hanno intervistate insieme alla sindaco, l’hanno trasmessa al telegiornale».

Per tanti giovani, questi cantieri sono stati anche l’occasione di una crescita personale, per superare divisioni in famiglia, sentimenti di odio, anche per ritrovare il rapporto con Dio e sperimentare la felicità del “dono” di sé.

È questo il cuore dei messaggi lasciati da molti di loro alla fine dell’esperienza. Un ragazzo inglese, che ha partecipato con il suo gruppo al cantiere che si è svolto in Serbia e in Romania, annota:«Queste due settimane mi hanno mostrato che l’amore ha la propria lingua. L’ho capito visitando la casa per anziani e i bambini… Nonostante la barriera linguistica, siamo riusciti a comunicare profondamente attraverso l’amore, sorridendo, dando il nostro tempo e amando con i muscoli. L’amore è una lingua che è condivisa universalmente e che permette a tutti di essere uniti. Ho anche imparato che l’amore è semplice. Significa dare il proprio tempo, ascoltare, anche accogliere le persone con disagio mentale, farli sentire a proprio agio. Non è qualcosa di materialistico o complicato, deve solo provenire dal cuore».

Scrive invece una ragazza siriana rifugiata in Europa: «Non immaginavamo che avremmo conosciuto persone sulle quali poter contare per la vita, di poter costruire insieme una famiglia cosi grande. I workshop poi, mi hanno aiutato a riflettere, ad entrare in me stessa, a scoprire quello che sono e quello che posso dare. Questo cantiere mi ha permesso di vivere la vita. Il Mondo ha bisogno di persone come noi!».

Bisogna dirlo: ora che i ragazzi “Hombre Mundo” sono tornati a casa, il mondo unito ci appare più vicino.


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