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L’amore che salva nel film “Foglie al vento”

 
23 Febbraio 2024   |   Finlandia, Film, Aki Kaurismaki
 

C’è il tema dell’amore salvifico nell’ultimo film del regista Aki Kaurismaki: Foglie al vento, premiato a Cannes ed ora al cinema. Un film asciutto e poetico, delicato ma capace di gridare con forza l’importanza dell’amore come strumento fondamentale per il futuro dell’essere umano.

C’è un mondo doloroso, là fuori. Il regista finlandese Aki Kaurismaki non lo nasconde: lo mostra con una radio accesa che racconta di continuo la guerra tra Ucraina e Russia. Lo ribadisce con la mediocrità di un datore di lavoro spietato: un direttore di supermercato che punisce col licenziamento una lavoratrice fragile solo perché le ha trovato nella borsa un alimento scaduto, destinato al cassonetto dei rifiuti.

Dentro quel mondo duro, però, ostile e dal cuore impietrito, continua a muoversi un’umanità salva, vedente, composta da colleghe solidali della povera donna umiliata, da qualcuno che si prende cura di un cane indifeso, o da persone semplicemente capaci di innamorarsi.

Dentro questo mondo di miserie e nobiltà morali, etiche, umane, si muovono i due protagonisti di Foglie al vento: l’ultimo film del maestro Kaurismaki, vincitore del gran premio della giuria a Cannes e nelle sale in questo inizio di 2024. Sono Ansa, appunto l’impiegata del supermercato, operaia in una fabbrica dopo il licenziamento, e Holappa, operaio anche lui, licenziato anche lui perché trovato a bere alcool.

Anime silenziose, esili ma dignitose, dentro una Helsinki marginale, proletaria, abitata da vite invisibili al potere. Sole nei loro spazi austeri, nelle loro ripetute delusioni. Fino a che l’amore le fa incontrare. E salva loro la vita. Ansa è un treno miracoloso per Holappa. Holappa lo è per Ansa. Anche se la loro storia luminosa incontra evidenti ostacoli sul cammino.

Lui smarrisce il numero di telefono di lei e sembra perderla per sempre. Non sarà così. Lei scopre che lui ha problemi di alcool e gli dà un ultimatum: ha perso un padre e un fratello per questo motivo, e quindi Holappa deve smettere di bere. Altrimenti quel treno salvifico non farà fermate.

Holappa ce la fa, ma passa un tram e lo investe. Fine della storia? L’amore che salva è solo utopia? Foglia al vento? Trittico di inutili parole? No! Holappa va in coma ma Ansa gli rimane vicino e quando lui apre gli occhi i due camminano insieme in un finale chapliniano. Felici verso un orizzonte nuovo.

L’amore avviene, l’amore esiste. L’amore salva. Quello tra un uomo e una donna, ma possiamo interpretarlo (anche) come l’amore tra tutti gli esseri umani: l’amore politico, sociale, umano in senso ampio, nel cinema di Kaurismaki tanto semplice, essenziale, quanto attento agli ultimi, ai sofferenti del mondo.

Il suo melodramma, pieno di citazioni cinematografiche già dal titolo (Come le foglie al vento di Douglas Sirk, 1956) e di musica struggente come struggenti sono i personaggi, può essere letto come un inno a quell’amore che salva la specie umana dalla morte. L’amore che ci fa smettere di calpestare noi stessi e l’altro. L’amore che è il contrario dell’odio che uccide, come racconta la radio ogni volta che viene accesa nel film.

Ansa e Holappa sembrano animazioni colorate e poetiche, realizzate col tocco di pennello inconfondibile di Kaurismaki. Sembrano figure sospese in una favola malinconica, ma respirano, soffrono, gioiscono e parlano per tutti. Sono un fioco e potente megafono in mezzo alle bombe del presente, reali e metaforiche. Sono un amplificatore che ha il coraggio e l’ostinazione di gridare l’importanza fondamentale dell’amore. Ci ricordano quale strumento meraviglioso di sopravvivenza è insito in ognuno di noi.


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