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Lettera d’amore al pianeta

 
22 Aprile 2024   |   , Ecologia integrale, United World Project
 
Foto di Akil Mazumder_Pexels
Foto di Akil Mazumder_Pexels

Caro Pianeta,

potremmo chiederti «scusa», ma preferiamo dirti «Ti amo». Perché l’amore cura più di ogni altra cosa e il sentimento che proviamo per te è autentico e profondo. Sappiamo che abbracciandoti stiamo bene, che in te siamo vivi. Il suono delle tue acque ci incanta, ci rapisce il verde dei tuoi boschi, il bianco delle tue nevi, l’azzurro dei tuoi cieli. Di colori ne offri mille, sei musica e poesia, sei galleria di dipinti.

Eppure. Eppure. Eppure.

Non siamo bravi ad amarti. E ci addolora. Ci spezza il cuore avere rotto la relazione d’amore con te. Per ricostruirla, per tornare a essere degni della tua bellezza, per fare nuova armonia insieme, ti dedichiamo, per l’Earth Day del prossimo 22 aprile, la nostra Newsletter.

Lo facciamo, oltrechè con diversi articoli sul tema, citando un documentario di Wim Wenders, dal titolo Papa Francesco, Un uomo di parola, dedicato proprio al Santo Padre

In quel film, che torna sulla sua enciclica Laudato Si, il Pontefice riassume, con parole semplici e potenti, come l’amore per te sia fondamentale per la nostra vita. Parla di ferite e di dolore, denuncia il tuo sfruttamento scellerato, ma omaggia anche i versi antichi e attuali di San Francesco, mite rivoluzionario per il Cristianesimo e l’umanità intera.

Con la sua lettera, sottotitolata “Sulla cura della casa comune”, il Papa ci esorta a capire che proteggerti è la cosa più urgente del nostro tempo. Ci ricorda di coltivare i tuoi frutti, di curare te per curare noi stessi.

In quel bellissimo documentario il Papa si interroga: «Se oggi mi chiedete chi è il più povero al mondo, io vi rispondo: La madre Terra. L’abbiamo depredata, abbiamo abusato di lei». Le sue parole toccano le contraddizioni del presente, il confine sottile tra controllo e distruzione, tra benessere ed estinzione, tra vita e morte, tra ricerca di comodità e scivolamento inconsapevole verso un pericolo che non vogliamo vedere.

«Riconosciamo che le cose non vanno bene – dice il Santo Padre – quando il cielo, l’aria e l’acqua e tutte le creature vivono sotto una costante minaccia. Se riconosciamo questo diciamo senza paura: Vogliamo e abbiamo bisogno di un cambiamento».

Il cambiamento, secondo l’ecologia integrale di Papa Francesco, passa per l’addio a «un’economia di esclusione e diseguaglianza, dove il denaro regna invece di servire. Questa economia uccide, questa economia esclude. Questa economia – insiste il Papa – distrugge la madre terra».

Francesco parla di una crisi di cui siamo tutti responsabili. Nessuno può dire «Io non c’entro niente». Una crisi in cui gli scartati e i fragili sono i primi a pagare. A una crisi ambientale ne corrisponde sempre una sociale: dalla distruzione dell’ambiente nascono esclusione e sofferenza.

Tutto è connesso, ci ricorda il Santo Padre. Il pianeta è come un corpo: se in una parte c’è un problema, tutto l’organismo ne soffre. C’è un’altra immagine, offerta dalla docuserie Il nostro pianeta (su Netflix) che ci aiuta a capire questa connessione. Mostra le cascate dell’Iguazu, tra Brasile e Argentina, che donano milioni di tonnellate di acqua. La maggior parte di queste proviene dalla foresta amazzonica a circa 1000 km di distanza. Se questa fosse distrutta, un grande ciclo vitale si interromperebbe. Nonostante ciò, la foresta amazzonica continua a ridursi per esigenze commerciali.

Caro Pianeta, viviamo in un sistema di relazioni articolato e delicato, che non può prescindere dalla cultura della natura. Dall’amore per te. Non abbiamo più scuse e nemmeno tempo da perdere. Amarti al meglio, con le azioni prima che con le parole, è nostro dovere.


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