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Agire subito, per garantire un futuro vivibile per tutti

Abbiamo già a disposizione le possibili soluzioni per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi ai cambiamenti climatici causati dall’uomo. Queste le conclusioni dell’ultimo rapporto degli scienziati del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), pubblicato il 20 marzo scorso.

Sono molteplici, fattibili, efficaci e, soprattutto, sono disponibili fin da subito. Dichiarano gli scienziati del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) riferendosi alle possibili soluzioni alla crisi climatica che stiamo vivendo. «L’integrazione di un’azione climatica efficace ed equa non solo ridurrà le perdite e i danni per la natura e le persone ma fornirà anche benefici più ampi», ha dichiarato il presidente dell’IPCC Hoesung Lee. «Questo Rapporto di Sintesi sottolinea l’urgenza di intraprendere azioni più ambiziose e dimostra che, se agiamo ora, possiamo ancora garantire un futuro sostenibile e vivibile per tutti».

Il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) è l’organismo delle Nazioni Unite istituito nel 1988 per fornire valutazioni scientifiche periodiche sui cambiamenti climatici ai leader politici. Nel 2018, l’IPCC ha evidenziato la sfida di mantenere il riscaldamento entro 1,5°C. Oggi, questa sfida è diventata ancora più grande a causa del continuo aumento delle emissioni di gas serra. Il ritmo e la portata di ciò che è stato fatto finora, e i piani attuali – ammettono gli scienziati nel report – sono insufficienti per affrontare il cambiamento climatico. Così, le scelte che gli Stati faranno nei prossimi anni avranno un ruolo cruciale nel decidere del nostro futuro e di quello delle prossime generazioni.

Giustizia climatica, per un mondo equo e sostenibile

È anche una questione di giustizia climatica. Il rapporto dell’IPCC evidenzia i danni che abbiamo vissuto, stiamo vivendo e che continueranno, colpendo di più le persone e gli ecosistemi vulnerabili.

«La giustizia climatica è fondamentale perché coloro che hanno contribuito meno al cambiamento climatico sono colpiti in modo sproporzionato», ha dichiarato Aditi Mukherji, uno dei 93 autori di questo Rapporto di sintesi. «Quasi la metà della popolazione mondiale vive in regioni altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Nell’ultimo decennio, i decessi per inondazioni, siccità e tempeste sono stati 15 volte superiori nelle regioni altamente vulnerabili», ha aggiunto.

In questo decennio, un’azione accelerata di adattamento ai cambiamenti climatici è essenziale per colmare il divario tra l’adattamento esistente e quello necessario. Nel frattempo, per contenere il riscaldamento entro 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali, è necessario ridurre le emissioni di gas serra in tutti i settori in modo rapido. Secondo il rapporto, le emissioni dovrebbero dovranno essere ridotte di quasi la metà entro il 2030, se vogliamo limitare il riscaldamento a 1,5°C.

Soluzioni?

Secondo quanto emerge dal report, la soluzione sta nella scelta di uno sviluppo resiliente al clima, che integri misure di adattamento ai cambiamenti climatici con azioni volte a ridurre o evitare le emissioni di gas serra. Qualche esempio: «L’accesso all’energia e alle tecnologie pulite migliora la salute, soprattutto di donne e bambini; l’elettrificazione a basse emissioni di carbonio, gli spostamenti a piedi e in bicicletta e i trasporti pubblici migliorano la qualità dell’aria, la salute e le opportunità di lavoro e garantiscono l’equità. I benefici economici per la salute delle persone derivanti dal solo miglioramento della qualità dell’aria sarebbero all’incirca uguali, o forse addirittura superiori, ai costi per ridurre o evitare le emissioni». Ma le scelte, per essere efficaci e socialmente accettabili, «devono essere radicate nei nostri diversi valori, visioni del mondo e conoscenze, comprese quelle scientifiche, indigene e locali».

«I maggiori guadagni in termini di benessere potrebbero derivare dalla priorità di ridurre i rischi climatici per le comunità a basso reddito ed emarginate, comprese le persone che vivono negli insediamenti informali», ha dichiarato Christopher Trisos, uno degli autori del rapporto.

Finanziare lo sviluppo sostenibile

Secondo gli scienziati, il capitale globale è sufficiente per ridurre rapidamente le emissioni di gas serra, se si riducono le barriere esistenti. E i governi sono fondamentali per ridurre queste barriere, orientando in tal senso i finanziamenti pubblici e dando segnali chiari agli investitori. Ma anche gli investitori, le banche centrali e le autorità di regolamentazione finanziaria possono fare la propria parte.
«L’impegno politico, le politiche coordinate, la cooperazione internazionale, la gestione degli ecosistemi e la governance inclusiva sono tutti elementi importanti per un’azione climatica efficace ed equa – spiega il comunicato –. Se la tecnologia, il know-how e le misure politiche adeguate vengono condivise e se si rendono disponibili finanziamenti adeguati, ogni comunità può ridurre o evitare i consumi ad alta intensità di carbonio. Allo stesso tempo, con investimenti significativi nell’adattamento, possiamo evitare rischi crescenti, soprattutto per i gruppi e le regioni vulnerabili».

Clima, ecosistemi e società sono interconnessi

Si legge ancora nel comunicato: «Una conservazione efficace ed equa di circa il 30-50% della terra, dell’acqua dolce e degli oceani della Terra contribuirà a garantire un pianeta sano. I cambiamenti nel settore alimentare, nell’elettricità, nei trasporti, nell’industria, negli edifici e nell’uso del territorio possono ridurre le emissioni di gas serra. Allo stesso tempo, possono rendere più facile per le persone condurre stili di vita a basse emissioni di carbonio, migliorando così anche la salute e il benessere.

«Viviamo in un mondo eterogeneo in cui ognuno ha responsabilità diverse e diverse opportunità di apportare cambiamenti – ha dichiarato il presidente dell’IPCC Hoesung Lee –. Alcuni possono fare molto, mentre altri avranno bisogno di sostegno per gestire il cambiamento».

Insomma, se solo lo vogliamo, c’è ancora speranza

Ulteriori approfondimenti sul sito: www.ipcc.ch.


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