United World Project

Workshop

Famiglie #daretocare in Germania

 
2 Marzo 2021   |   Germania, Cittadinanza Attiva, #daretocare
 

A Solingen, in Germania, vivono i coniugi Dörpinghaus impegnati nell’“osare prendersi cura” della loro città e dei loro concittadini, attraverso un costante impegno per il dialogo, la democrazia e la coesione sociale. Impegno che è valso loro il premio “Silbernen Schuh” (Scarpe D’Argento) creato dal “Bündnis für Toleranz und Zivilcourage” (Alleanza per la tolleranza e il coraggio morale) della loro città.

Solingen è una città della Renania Settentrionale-Vestfalia, dove convivono circa 160.000 abitanti di 140 origini diverse. Qui, nella notte tra il 28 e il 29 maggio 1993, quattro giovani skinhead appiccarono il fuoco alla casa di una grande famiglia di migranti provenienti dalla Turchia, causando cinque vittime e moltissimi feriti. Quell’atto segnò fortemente la storia della città.

Dal 2004, a Solingen, è stato istituito il premio “Silbernen Schuh” (Scarpe D’Argento), un riconoscimento creato dal “Bündnis für Toleranz und Zivilcourage” (Alleanza per la tolleranza e il coraggio morale) della città, come riconoscimento per coloro che si sono distinti per la coraggiosa presa di posizione contro la xenofobia e la discriminazione.

Il premio 2020, è stato assegnato il 15 dicembre scorso a due coniugi, Ursula e Hermann-Josef Dörpinghaus. Si legge sulla dedica: “Ursula e Hermann-Josef Dörpinghaus sono coraggiosamente impegnati per una società urbana tollerante e pacifica. L’impegno per i diritti umani, una vivace cultura del dialogo e della coesione sociale sono sempre di particolare interesse per loro”.

Tim Kurzbach, sindaco di Solingen, ha sottolineato nella sua laudatio: “Sono impegnati oltre ogni immaginabile misura per la coesione pacifica a Solingen, in Germania, in Europa e nel mondo intero. […] Ubi caritas et amor, Deus ibi sest. Dove abita la bontà e l’amore, lì abita solo il Signore. Questo è forse uno degli slogan che li accompagna e li ispira”.

Ursula e Hermann-Josef vivono a Solingen dal 1984. Li raggiungo via Zoom, come ci ha abituato a fare questo tempo di “Corona”, come lo definisce scherzando Hermann-Josef. Ursula ha appena compiuto 80 anni, Hermann-Josef ne ha 79. Non dimostrano la loro età e parlano un buonissimo italiano. Il loro motto è “adesso tocca a me fare qualcosa”, che vuol dire: non lamentarsi ma partecipare, interessarsi, prendersi la responsabilità. «Vediamo i problemi della società e cerchiamo di trovare risposte insieme agli altri» precisa Ursula, come a voler ridimensionare le ragioni del premio ricevuto.

I coniugi Dörpinghaus, dopo l’incendio del 1993, hanno partecipato alla creazione del “Cafè International”. «Per me è stato arricchente conoscere altre nazioni, altre religioni e culture – racconta Herman Josef – ogni anno, facciamo una festa interculturale dove tutti i gruppi di diverse nazioni possono presentarsi». In risposta alle condizioni di povertà in cui vivono alcune famiglie della città, Josef ha fondato con altri amici l’associazione “Tischlein deck dich” (apparecchia la tavola), che ha permesso a molti bambini poveri di pranzare nella scuola elementare a tempo pieno.

Anche Ursula sente molto l’urgenza dell’impegno, per la società e le future generazioni: «Tutti noi sperimentiamo sempre di più la mancanza di rispetto, l’aggressività e l’uso di un linguaggio brutale nella società. Questo ha reso noi donne irrequiete. E così abbiamo lanciato l’iniziativa “Donne di Solingen per il rispetto e la democrazia”, – spiega Ursula – per noi è importante non rimanere in silenzio e incoraggiare molti a prendere posizione, a opporsi all’estremismo e ad essere coinvolti come cittadini, a difendere la democrazia, che è diventata molto fragile». Ursula, e le sue amiche Barbar e Ull, hanno vissuto, da bambine, la seconda guerra mondiale: «Non vogliamo che i nostri figli e nipoti ci chiedano, come abbiamo chiesto noi ai nostri genitori: perché non hai detto niente, perché non hai fatto niente? Così, spinte da questa preoccupazione per la democrazia, siamo molto attente al linguaggio, al rispetto dell’altro nel dialogo, in quanto persona, uomo dotato di dignità. Ci interessiamo anche di politica: l’anno scorso, prima dell’elezione del Parlamento Europeo abbiamo cercato di motivare, di incoraggiare le persone ad andare a votare, e così è cresciuto il numero dei votanti».

I coniugi Dörpinghaus sono in prima linea anche nell’impegno per la pace. Scioccati dalle immagini che arrivavano dalla Siria, nel dicembre 2016, hanno organizzato una grande manifestazione di piazza, terminata con una veglia di preghiera silenziosa. Prima della pandemia si incontravano ogni primo giovedì del mese nel Neumarkt, una piazza della città. «Qualche volta si fermano dei migranti o dei rifugiati che ci ringraziano e ci dicono: “Grazie, perché voi non dimenticate il nostro popolo”. Alcuni fanno le foto che mandano nei rispettivi Paesi».  Se mi immedesimo con quei passanti, penso che deve far sentire molto bene scoprire che qualcuno “straniero” si preoccupa della mia nazione, della mia gente stremata dalle guerre.

Malgrado la pandemia, il loro impegno per la pace continua sul web, e si è esteso ad altri Paesi e ad altre situazioni: la condizione dei profughi nei Balcani, la guerra in Yemen, ecc.

«La pace in Siria non c’è ancora. E, secondo le Nazioni Unite, ci sono grandi distruzioni e molti morti in altri 13 Paesi. Il numero di rifugiati nel mondo è salito a 80 milioni! Dobbiamo ancora dare voce alla pace, ogni mese» hanno detto durante la cerimonia di premiazione.

Ma l’elenco potrebbe continuare: partecipano ai “Dialoghi in tedesco” per i migranti e i rifugiati presso la biblioteca di Solingen; sono impegnati per la diffusione del commercio equo; sono coinvolti nel gruppo di discussione cristiano-islamico; nel 2015, hanno accolto una dozzina di ragazzi non accompagnati al “Zentrum Frieden”, il centro del Movimento dei Focolari a Solingen, la loro seconda casa: qui, Ursula ha facilitato l’integrazione di questi giovani, insegnando loro il tedesco e… anche a cucinare!

Durante la cerimonia di premiazione hanno spiegato che l’origine delle loro azioni si trova nel pensiero e nella spiritualità di Chiara Lubich, che dà loro la forza necessaria a portare avanti le numerose iniziative in cui sono coinvolti, nonostante le difficoltà. Alla fine, hanno invitato i loro concittadini a fare lo stesso per la democrazia, il rispetto e la coesione nella città: «Tutti insieme possiamo fare la differenza!».


SHARE: